Papa Francesco e i peccati della Chiesa: saprà mettere da parte i “peccatori”?

Pubblicato il 6 Luglio 2013 - 05:48 OLTRE 6 MESI FA

 

Papa Francesco e i peccati della Chiesa: saprà mettere da parte i "peccatori"?

Papa Francesco avrà la forza?

La Chiesa e il mondo di oggi. Tutti sperano che Papa Francesco sappia rispondere alle aspettative di comportamenti coerenti rispetto ai principi morali che la stessa Chiesa enuncia, mentre sono in corso in tutto il mondo si agitano discussioni e polemiche.

Due tesi sono a confronto:

1. c’è una crisi interna della Chiesa, che non si adeguerebbe alle esigenze del mondo moderno;

2. è in atto una sorta di attacco coordinato a livello internazionale, una sorta di complotto, perché la Chiesa costituisce nel mondo un baluardo a difesa di valori sui quali molte società o, più esattamente, parti di esse non si riconoscono più, dal ruolo dei cattolici in politica alle unioni gay, passando per la sessualità. Ne consegue che le vicende giudiziarie di cui si è fatto cenno sono amplificate a misura di chi vuole criticare la Chiesa;

3. aggiungo io che certe polemiche si sviluppano particolarmente in Italia alla vigilia delle dichiarazioni dei redditi con l’evidente scopo di dissuadere quanti si propongono di donare l’8 per mille a sostegno delle iniziative caritatevoli della Chiesa cattolica.

Devo dire che mi convince di più la tesi numero 2. Infatti non ritengo che la Chiesa debba adeguarsi, se non in alcune forme, al mondo moderno.

Chi crede che il Romano Pontefice ed i sacerdoti abbiano il compito di insegnare le verità esposte nel Vangelo ha difficoltà a credere che queste siano condizionate dal passare del tempo, anche se, indubbiamente, alcune forme della vita sociale e delle relazioni interpersonali sono mutate nel corso dei secoli. Le forme, ma non le regole.

Perché se Cristo ha insegnato che siamo tutti fratelli perché figli di Dio, è evidente che la “legge dell’uguaglianza”, che ha distrutto le regole dei rapporti sociali preesistenti, ha una connotazione permanente che non è condizionata da Monarchie o Repubbliche o regimi vari. L’osservazione storica insegna, semmai, che in alcuni contesti la regola dell’uguaglianza non è stata rispettata, ma anzi pesantemente contraddetta.

Se analizziamo bene le materie oggetto di discussione, si rileva che il cosiddetto mancato “adeguamento” al mondo moderno riguarda essenzialmente le polemiche sul ruolo dei cattolici in politica, nel senso che ad essi si contesta di portare nelle proposte di decisioni, soprattutto legislative (vedi procreazione assistita, disciplina del matrimonio o “fine vita”), principi di origine religiosa.

Ugualmente la polemica riguarda i costumi sessuali; è nota vicenda, enfatizzata spesso dai mass media dei preservativi trovati nell’area di Tor Vergata quando vi hanno soggiornato i papaboys in occasione della Giornata mondiale della gioventù che dimostrerebbe in quei fedeli una condotta in netta contraddizione con la castità al di fuori del matrimonio predicata dalla Chiesa.

Analizziamo i fatti oggetto del dibattito. Non c’è dubbio che i casi di pedofilia portati all’attenzione delle cronache in Italia e nel mondo siano gravissimi per i cattolici. Non tanto in sé, in quanto ovunque, in ogni comunità c’è chi non rispetta le regole, quanto per la, almeno apparente, difficoltà nel reprimerli. È probabilmente il senso di carità e l’attitudine al perdono che ha convinto alcune autorità ecclesiastiche, soprattutto negli anni passati, a scegliere la strada del trasferimento dei sacerdoti imputati anziché quella del loro isolamento quando non della riduzione allo stato laicale.

Premesso che nessuno può essere condannato senza un compiuto accertamento dei fatti che gli sono addebitati (sono sempre possibili calunnie dalle più diverse motivazioni) prudenza e difesa dell’Istituzione vorrebbe che il sospettato fosse, quanto meno, isolato in attesa della conclusione delle indagini.

È, infatti, evidente la gravissima ricaduta sull’immagine della Chiesa dal permanere, a contatto con i giovani, di sacerdoti sospettati di comportamenti “impropri”. È facile immaginare la reazione dei genitori cattolici che “affidano” i loro figli alla Parrocchia perché ne ricevano una formazione religiosa in un ambiante nel quale le amicizie lì maturate possono costituire occasione di importanti sviluppi negli anni a venire, negli studi e nelle professioni.

Alla Chiesa si chiede, dunque, un comportamento severo e tempestivo, rispettoso dei principio di non colpevolezza fino a dimostrazione della realtà giudiziaria dei fatti, ma al contempo a tutela della immagine di una Istituzione che rinviene nella Parola del Vangelo la sua legittimazione nella comunità dei credenti.

Ugualmente la Chiesa deve allontanare da sé il sospetto che una istituzione certamente necessaria come lo I.O.R., l’Istituto per le Opere di Religione, che amministra risorse finanziarie necessarie per le attività di culto, dalla costruzione di Chiese all’aiuto ad istituti di insegnamento e sanitari, non sia coinvolta in operazioni bancarie sospette di coprire riciclaggio di denaro di non limpida provenienza in violazione di regole e/o prassi internazionali.

Papa Francesco avrà la forza di mettere da parte personaggi “chiacchierati”? Ce lo auguriamo. L’entusiasmo che questo Papa ha suscitato in tutto il mondo, tra i fedeli che lo identificano come una risposta adeguata ad affrontare le difficoltà che avevano indotto Papa Benedetto XVI al clamoroso gesto delle dimissioni, tra l’altro proprio per non essere riuscito, lui studioso poco incline alla gestione del potere, stanco e con salute incerta, a perseguire obiettivi che richiedono vigoria e una recente legittimazione. Come quella del Supremo Collegio Cardinalizio che si è indirizzato verso un Pastore con esperienza di governo di una non facile Diocesi.

È evidente, dunque, che con queste difficoltà, chi attacca la Chiesa cattolica per i principi morali e religiosi ai quali ispira la sua azione trova modo di screditarne l’immagine sulla base di comportamenti di singoli che, tuttavia, se reiterati e non repressi, offuscano l’Istituzione nella sua capacità di fare pulizia al proprio interno.

Di questo certamente è consapevole il Papa, che non può non percepire come il confronto con il mondo moderno non sia formale ma attenga alla sostanza dei costumi che incarnano valori permanenti la cui enunciazione disturba moltissimo il mondo laico, soprattutto quando nega ogni radice spirituale.