LONDRA, GRAN BRETAGNA – Tempi duri per il governo del primo ministro britannico David Cameron. Un sondaggio elaborato da YouGov per il Sunday Times ha infatti accertato che il supporto per i Tory e crollato al 33%, il dato più basso per il partito di governo dal 2004.
Stando alle analisi dell’istituto demoscopico il Labour di Ed Miliband raccoglie invece i favori del 40% della popolazione. In terza posizione i Liberaldemocratici di Nick Clegg (11%) e quindi lo UKIP di Nigel Farage (10%).
Successo dovuto in particolar modo al disincanto degli elettori di destra che si dicono incerti sulle loro preferenze di voto in caso di elezioni politiche generali. Le brutte notizie però non finiscono qui. Anche il gradimento personale del premier è infatti precipitato. In una settimana il divario tra David Cameron ed Ed Miliband si è ridotto da 23 a 7 punti percentuali. Un tracollo eguagliato, in tempi moderni, solo dall’ex primo ministro laburista Gordon Brown.
Il tonfo percentuale del governo Cameron non sorprende. L’economia britannica è di nuovo in recessione, per la seconda volta dalla grande crisi finanziaria, a causa di una grave contrazione all’inizio del 2012, aumentando così la pressione sul governo, già in difficoltà a causa di una serie di passi falsi politici.
La coalizione tra conservatori e liberaldemocratici ha visto sgretolarsi la sua popolarità dopo settimane di critiche in seguito a provvedimenti fiscali di bilancio impopolari, ed è vieppiù sotto pressione a causa delle rivelazioni su i suoi stretti rapporti con il magnate dei media Rupert Murdoch. La nuova recessione non poteva arrivare in un momento peggiore, con le elezioni locali previste il 3 maggio.
A gettare al cancelliere una ciambella di salvataggio è la Camera di Commercio. Secondo i dati in suo possesso, il panorama potrebbe essere migliore e, anzi, quando arriveranno le cifre consolidate sull’andamento dell’economia, il giudizio potrebbe essere rivisto. Ma per l’Economist Intelligence Unit, al di la’ delle micro-variazioni, l’economia britannica resta in uno stato di ”disperata fragilita”’.