Igor Markov, ucraino leader filorussi arrestato a Sanremo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Agosto 2015 - 00:19 OLTRE 6 MESI FA
Sanremo: arresto ucraino filorusso Igor Markov

Igor Markov (Ansa)

ROMA – La mattina di venerdì 14 agosto, la Corte d’appello di Genova deciderà se convalidare l’arresto di Igor Markov, ex deputato del parlamento ucraino, oggi uno dei leader dell’opposizione filorussa accusato di aver partecipato nel 2007 ai disordini avvenuti nel corso di una manifestazione che si tenne ad Odessa.

L’uomo è stato arrestato dalla polizia a Sanremo – dove era arrivato due giorni fa – in base ad un ordine di cattura internazionale attivato dall’Interpol. L’attivazione del mandato Interpol risale al 13 maggio scorso. Markov – 42 anni – viene definito di ‘media’ pericolosità ed è accusato di vandalismo, danneggiamenti, saccheggiamenti e ‘hooliganism‘. La pena massima che rischia è di sette anni di detenzione.

A quanto riferito dalle autorità ucraine i fatti a carico dell’arrestato risalgono al 13 maggio 2007, quando ad Odessa si tenne un meeting di 50 rappresentanti di partiti politici, organizzazioni civili ed associazioni. Secondo l’accusa Markov, insieme a un gruppo di oppositori, avrebbe organizzato una spedizione contro i manifestanti filogovernativi, utilizzando bastoni e guanti con inserti di metallo. Il bilancio fu di otto feriti. L’uomo, alla polizia che lo ha fermato martedì all’aeroporto Malpensa di Milano, ha mostrato tre passaporti: uno ucraino, uno diplomatico ucraino, che gli era stato rilasciato nel 2009, e uno russo, rilasciato nel maggio di quest’anno. Markov, infatti, era fuggito a Mosca dopo essere stato rilasciato su cauzione, dopo un breve periodo di carcere. Il tempo trascorso tra il fermo di martedì mattina e l’arresto avvenuto all’alba di ieri, si apprende da fonti investigative, è dovuto al fatto che la polizia italiana ha dovuto attendere la conferma da parte dell’Interpol che il mandato d’arresto fosse ancora in corso di validità. Per questo l’oppositore del governo di Kiev è stato costantemente pedinato per 24 ore.

Domani verrà formalizzata l’identificazione dell’arrestato e si dovrà anche stabilire se Markov dovrà restare in carcere in attesa della decisione sull’estradizione chiesta da Kiev. Per quest’ultima valutazione si dovrà attendere che il governo ucraino invii a Genova le carte processuali in base alle quali ne ha chiesto l’arresto. A quel punto il nodo sarà la prescrizione, visto che la vicenda risale a otto anni fa: sarà applicata quella più favorevole tra quella prevista in Italia e quella prevista in Ucraina e, se il reato risulterà prescritto, Markov verrà rilasciato. L’ambasciatore d’Ucraina in Italia, Yevhen Perelygin, ha riferito all’Ansa che ci sono “seri dubbi che Markov abbia ricevuto il passaporto russo in accordo con la stessa legislazione russa. Markov non ha rinunciato alla cittadinanza ucraina e non ha vissuto in Russia neanche per un anno (requisiti previsti dalla legislazione russa)”.

Il diplomatico sottolinea che l’ex deputato “è sospettato di aver commesso un crimine indicato all’articolo 296, comma 4 del codice penale di Ucraina (violenza aggravata dai danni fisici)” e che “le autorità ucraine stanno preparando l’estradizione”. Il passaporto diplomatico ucraino di Markov, aggiunge, “è stato annullato quando ha cessato di essere un membro del Parlamento nel 2014. Mi domando cosa avrebbe voluto fare Markov in Italia? Quali politici europei avrebbe dovuto incontrare? Vorrei ricordare ai lettori italiani che la Russia nasconde alcuni ex-politici ucraini, incluso Markov, dai processi giudiziari e criminali aperti nei loro confronti in Ucraina. “Inoltre – conclude – bisogna dire che tali persone sono spesso coinvolte nell’attività terroristica della Federazione Russa nell’est dell’Ucraina”.

L’arresto di Igor Markov lascia però perplessi molti osservatori. L’ex presidente ucraino Azarov parla di un arresto “per rappresaglia politica”. Le perplessità nascono anche dal fatto che l’Ucraina accusa Markov di “hooliganism”, termine che viene solitamente utilizzato per indicare i tifosi turbolenti che popolano gli stadi. Un’accusa che sarebbe un po’ troppo debole per spiccare un mandato di cattura internazionale.