Re Juan Carlos, 39 anni di regno, salvando la democrazia spagnola dal golpe

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Giugno 2014 - 12:46 OLTRE 6 MESI FA
Re Juan Carlos, 39 anni di regno, salvando la democrazia spagnola dal golpe

Un giovane re Juan Carlos con Francisco Franco (Foto Lapresse)

MADRID – E’ stato l’emblema del dopo franchismo e della Spagna democratica, di cui è stato uno strenuo difensore, sventando anche un tentativo di colpo di Stato nel 1981. Oggi, a 76 anni, re Juan Carlos di Borbone ha deciso di abdicare in favore del principe Felipe. 

Negli ultimi anni della sua vita, tra problemi di salute e gaffe, il sovrano aveva incarnato la decadenza delle case reali, attualmente in serie difficoltà in alcuni tra i principali Paesi europei, colpiti dalla crisi economica e da un ritorno delle rivendicazioni autonomistiche.

Nato in esilio nella prestigiosa clinica anglo americana di Via Nomentana a Roma, il 5 gennaio 1938, Juan Carlos ha vissuto per lunghi anni nella capitale italiana (imparando perfettamente la lingua), nell’appartamento che apparteneva ai Borbone al primo piano di una palazzina elegante al civico 112 di Viale Parioli.

Juan Carlos Alfonso Vittorio Maria de Borbón y Borbón-Dos Sicilias (questo il nome completo) si trasferisce a Madrid nel 1948, in vista di una sua futura salita al trono. Pochi anni dopo, nel 1956, dramma in famiglia, nella residenza portoghese dei Borbone. Suo fratello Alfonso viene ucciso da un colpo d’arma da fuoco. Sarebbe stato proprio Juan Carlos ad ucciderlo, dopo avere puntato l’arma per gioco contro di lui, ma la versione ufficiale sostiene che Alfonso stesse pulendo l’arma e un colpo sia partito.

Diversi anni dopo, nel 1969, il dittatore Francisco Franco, al potere in Spagna dopo la guerra civile del 1936, designa Juan Carlos suo successore. La monarchia era già stata proclamata nel 1947, ma Franco si era autonominato reggente, avviando un regime di destra, nazionalista, cattolico e anti comunista. Per anni la Spagna è isolata, ma negli anni sessanta vive una sorta di primo miracolo economico.

Considerato a lungo un principe fantoccio del franchismo, Juan Carlos smentirà i sui critici appena morto Franco e al momento di salire al trono nel 1975, quando verrà elaborata la nuova Costituzione democratica, con 17 ampie autonomie regionali (tra cui regimi speciali per Catalogna e Paese Basco per rispondere alle spinte indipendentiste), approvata da un referendum popolare con l’88% dei voti nel dicembre 1978, e poi parzialmente modificata.

Per la Spagna, di fatto isolata per decenni, inizia un lungo percorso di avvicinamento all’Europa e alle istituzioni internazionali: nel 1982, per referendum, aderisce alla Nato, mentre l’ingresso nella Comunità Europea (poi Unione Europea) è del 1986.

Ma il cammino verso la modernità non è lineare. Il 23 febbraio 1981 (una data che gli spagnoli ricordano come 23-F), un tenente colonnello della Guardia Civil, Antonio Tejero, irrompe armato nell’aula del Congreso, la camera bassa del Parlamento di Madrid, con 200 guardie e poliziotti e tiene in ostaggio i deputati per 22 ore. E’ lo stesso Juan Carlos a salvare la democrazia, con un discorso in diretta televisiva, nel quale denuncia il tentativo di colpo di Stato, chiedendo il rispetto della legge e il rispetto del governo democraticamente eletto.

In quel momento la popolarità del re è all’apice. E’ popolare in Spagna ma anche all’estero ed iniziano a fiorire una serie di leggende su di lui: gran donnaiolo (alcuni gli hanno attribuito fino a mille amanti), è gentile e dà del tu a tutti usando volentieri espressioni popolari madrilene, gira per le strade della capitale su una potente moto, protetto da un casco integrale. Tutti ricordano le immagini del 1982 ai Mondiali di calcio, con il presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini che esulta, quasi fosse un ragazzino, accanto al sovrano in tribuna, dopo il mitico gol di Marco Tardelli, quello del due a zero (e del famoso urlo) della finale contro la Germania vinta per 3 a 1.

Juan Carlos è simpatico e non ha peli sulla lingua, come ha dimostrato al vertice iberoamericano di Santiago del Cile nel 2007, interrompendo il presidente venezuelano Hugo Chavez con un secco ”Porqué no te callas?” (perchè non stai zitto?), quando ipotizzava un coinvolgimento della Spagna nel colpo di stato del 2002.

Gli ultimi anni del suo regno sono invece decisamente difficili, dopo lo scoppio della bolla immobiliare nel 2008 e della profonda crisi economica che ha colpito la Spagna. Nel 2012, il sovrano è operato d’urgenza all’anca dopo un costoso safari in Bostwana (insieme con l’amante accanto alla quale viene fotografato dopo aver ucciso un elefante), in piena crisi economica. E’ subito scandalo, anche perché Juan Carlos è presidente onorario del Wwf spagnolo. Il re è obbligato a scusarsi pubblicamente, ma crescono le richieste di abdicazione a favore del principe Felipe.

La situazione peggiora all’inizio dell’anno. Dopo una nuova operazione il re esce dall’ospedale con le stampelle, apparendo decisamente vecchio ed indebolito. Ma non finisce qui: una delle sue figlie, l’infanta Cristina, viene coinvolta nello scandalo di corruzione in cui è sospettato suo marito Inaki Urdangarin. E questo, probabilmente, è stato il colpo di grazia per il sovrano.