ROMA – Turchia: Erdagan caccia premier Davutoglu, crisi di governo. Gli effetti incerti della crisi di governo in Turchia e il tema spinoso dei rapporti di Europa e occidente con Ankara, sono al centro dell’analisi di Fabio Squillante, direttore di Agenzia Nova dedicata alle questioni di interesse geopolitico. Recep Erdogan, che spinge sempre di più per un consolidamento della sua presa sullo stato turco, presa che allarma per i suoi tratti al confine con l’autoritarismo, ha costretto il primo ministro Ahmet Davutoglu a rassegnare le dimissioni dalla guida del Partito giustizia e sviluppo (Akp).
Quando il nuovo segretario sarà stato eletto al congresso dell’Akp prenderà, come tradizione, l’incarico di guidare anche il governo e sostituire Davutoglu, già ideologo vicino a Erdogan e ormai finito in disgrazia per le sue posizioni più concilianti. Unione europea (per i flussi migratori) e Stati Uniti (la Turchia è un bastione Nato nell’area più calda del pianeta) hanno troppo a cuore una collaborazione senza screzi con Ankara, ma la stretta sui diritti (come la chiusura dei giornali, l’arresto di giornalisti e voci dissenzienti) e l’ulteriore colpo di mano anti curdi rappresentano una minaccia e forse un prezzo troppo alto.
Davutoglu, artefice dell’accordo con l’Ue sul contenimento dei flussi migratori, era ritenuto in Occidente come una possibile alternativa democratica all’autoritarismo di Erdogan. Il presidente, dunque, ha preferito fare a meno dei suoi servigi.
Martedì 3 maggio la commissione Affari costituzionali della Camera turca abolisce l’immunità parlamentare: un passaggio che consentirà ora a Erdogan di espellere dal parlamento i deputati dell’Hdp, facendo in modo che magistrati compiacenti li accusino di terrorismo. Il presidente avrebbe voluto privare solo loro dell’immunità, poiché in passato l’istituto ha coperto anche parlamentari del suo partito, ma il premier si era opposto.
E’ proprio quest’ultima divergenza a spingere Erdogan a privare Davutoglu della possibilità di nominare i dirigenti provinciali e distrettuali del partito, spingendo il segretario a dare le dimissioni. Il 22 maggio l’Akp terrà un congresso straordinario in cui eleggerà un nuovo segretario che, come da tradizione, sarà incaricato di guidare il prossimo governo. Una volta insediato il nuovo esecutivo, Erdogan potrebbe puntare a nuove elezioni anticipate, mettendo fuori legge il partito filo-curdo e ottenendo così la maggioranza qualificata del parlamento. (Fabio Squillante, Agenzia Nova)