Aggressione Berlusconi: arresti domiciliari in comunità per Tartaglia

Pubblicato il 1 Febbraio 2010 - 16:00| Aggiornato il 23 Dicembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

Arresti domiciliari per Massimo Tartaglia. Silvio Berlusconi lo aveva perdonato ma aveva chiesto che il suo gesto non fosse sottovalutato. Ora l’uomo arrestato per aver aggredito il premier lo scorso 13 dicembre a Milano, colui chi tirò la ormai famosa statuetta del Duomo, andrà agli arresti domiciliari in una comunità.

Lo ha disposto oggi il giudice per le indagini preliminari Cristina Di Censo su istanza dei difensori dell’uomo, gli avvocati Daniela Insalaco e Gianmarco Rubino, e con il parere positivo della Procura.

Tartaglia si trovava in stato di detenzione nel reparto di psichiatria dell’ospedale San Carlo. Secondo quanto riporta l’Ansa, verrà trasferito in una comunità terapeutica individuata da tempo dai suoi legali quando i sanitari del Reparto di Psichiatria dell’Ospedale San Carlo daranno il nulla osta.

Il premier non gradirà probabilmente la notizia. Lui che ad una settimana dall’aggressione, durante i novanta giorni di prognosi, aveva perdonato Tartaglia ma aveva anche chiesto che il gesto non fosse sottovalutato.

All’indomani dell’aggressione a piazza del Duomo tutti i riflettori erano rivolti su Massimo Tartaglia. A lui e a quelle ferite sul volto di Berlusconi. Tra interviste, pentimenti e non, era arrivato a pochi giorni dal fatto anche il perdono del Cavaliere.

«Sapete che non so portare rancore» aveva detto ai suoi Berlusconi. Ma aveva anche sottolineato che non era possibile far passare il messaggio che la gente potesse colpire liberamente chi rappresenta un’istituzione.

Subito dopo queste riflessioni il Pdl si era stretto intorno al premier. E da più parti, per una volta unite, era stato tutto un susseguirsi di richieste affinché il gesto venisse punito in modo consono. Una punizione esemplare insomma, perché Tartaglia non la facesse franca e per lanciare un messaggio universale.

Oggi, con la concessione da parte del Gip degli arresti domiciliari in una casa di cura, la polemica potrebbe tornare a divampare. A qualcuno, infatti, questa decisione potrebbe quasi sembrare una riduzione della “pena”, uno sconto. Quasi un affronto a Silvio Berlusconi per il quale tutto il Pdl aveva richiesto, a gran voce, giustizia.

Una vittoria per la difesa di Tartaglia, insomma. D’altronde la richiesta di spostarlo in una comunità è arrivata proprio dai suoi legali. E infatti alla notizia della decisione del Gip hanno espresso «grande soddisfazione».

La difesa, nel depositare la consulenza di parte, aveva chiesto la misura di sicurezza presso la comunità terapeutica, quella già individuata lo scorso dicembre, all’indomani dell’arresto di Tartaglia.

Poi il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro, d’intesa con il procuratore della Repubblica Manlio Minale, pur dando il parere favorevole al trasferimento dell’uomo, aveva chiesto che venisse posto agli arresti domiciliari. E questo anche perché si è in attesa degli esiti della consulenza del pm sul volto di Berlusconi (per accertare i giorni di prognosi ed eventuali danni postumi) in base alla quale verrà formulata in modo esatto l’ipotesi di reato nei confronti di Tartaglia al quale per ora è stato contestato quello di lesioni pluriaggravate.

Le reazioni. «Non sapevo nulla, ma certo mi sembra una bella cosa», è stato il primo commento della madre di Tartaglia.

Soddisfazione anche dai legali: «In tal modo – sottolineano in una nota- il nostro assistito potrà essere curato. La necessità di assicurare cure adeguate a Tartaglia, fin da subito evidenziate è stato confermato dal professor Maurizio Dalla Pria che, nella consulenza di parte depositata in atti, ha concluso accertando l’infermità mentale dell’indagato».

I due legali inoltre tengono a precisare che «il diritto alla salute riconosciuto dall’articolo 32 della Costituzione quale diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività», impone l’obbligo di considerare prioritaria per Massimo Tartaglia – così come per ogni altro indagato infermo di mente – le sue necessità di cura».