Autostrade, la sceneggiata della revoca. Governo abbaia ma non morde

di Lucio Fero
Pubblicato il 16 Agosto 2018 - 09:31 OLTRE 6 MESI FA
Autostrade dopo Genova, la sceneggiata della revoca. Governo abbaia ma non morde

Autostrade, la sceneggiata della revoca. Governo abbaia ma non morde (foto Ansa)

ROMA – Autostrade, la sceneggiata della revoca della concessione. Sceneggiata, messa in scena. Tantissimo fumo e pochissimo arrosto. La sceneggiata la allestisce il governo ai suoi massimi livelli, primo attore Luigi Di Maio [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play].

Di Maio ministro e vice premier nella circostanza si esalta e dà il meglio di sé: “Questo è il primo governo che non prende i soldi da Benetton (azionisti di rilievo in Autostrade per l’Italia)…i governi di prima facevano da palo…non pagano neanche le tasse in Italia…finanziano i maggiori giornali…”. Insomma ecco i colpevoli, i complici e saranno puniti. In sostanza Ponte Morandi è venuto giù per l’inciucio di interessi sporchi tra imprenditori privati e governi e partiti di prima e d’ora in poi devono prima pagare e poi togliersi di mezzo. Ecco quindi la revoca della concessione ad Autostrade.

I Telegiornali, a partire da quelli della Rai, accolgono e diffondono la novella. vanno un po’ sullo spiccio, in Tg Rai annuncia “Revoca immediata”. Eccesso di zelo e di entusiasmo. E carenza, grossa, di consapevolezza, insomma non sanno quel che titolano.

Giuseppe Conte presidente del Consiglio ha detto: “Avviamo la procedura di revoca”. Il che è cosa assai diversa dalla revoca, figurarsi immediata. Ma quel che si voleva era l’effetto scenico a alla realizzazione di questo la Rai dà una robusta mano, anche se non certamente da sola.

Si diffonde quindi per il paese la falsa notizia che il governo ha tolto le autostrade dalle mani di chi le gestisce. Falsa, falsa al quadrato, falsa al cubo. Lo stesso capo del governo precisa che, eventualmente, la cosa riguarda solo il tratto genovese. Eventualmente è avverbio in tutti i comunicati ufficiali. Che però sparisce nei notiziari. I notiziari infatti sono fedeli, riportano fedelmente la sceneggiata. La realtà delle cose e noioso optional.

Dunque avvio della procedura di eventuale revoca della concessione e non certo di tutta la rete autostradale. Questa la realtà. Perché per revocare una concessione bisogna dimostrare inadempienza e inadempienza prolungata da parte del concessionario. Perché la revoca della concessione, anche se motivata, comporta esborso da parte di chi revoca (miliardi). E soprattutto perché se revochi concessionaria ad Autostrade, qualcun altro dovrà gestire le autostrade.

Chi? Nella sceneggiata si inseriscono a questo punti in sincrono Beppe Grillo e Giorgia Meloni: nazionalizzare le autostrade. Le autostrade allo Stato. Dopo Alitalia sicuramente e non escluso anche l’Ilva, nazionalizzare le autostrade. Senza dimenticare che più d’uno dalle parti sia leghiste che M5S sogna di nazionalizzare le banche…

Chiacchiere, parole in scena. Non è che non si può revocare la concessione ad Autostrade per l’Italia. E’ che ci vuole tempo, ci vogliono soldi, ci vogliono fatti dimostrati, ci vogliono alternative. Ma, come ha detto Conte, il governo non ha tempo per tutto questo. Deve, subito, fare in modo che the show continui. Lo show, lo spettacolo, la sceneggiata del governo che cambia e punisce, proclama e quindi risolve.

Non è che non si può nazionalizzare qua e là. E’ che farlo davvero costa montagne di soldi che lo Stato non ha e significa mettere in piedi cose che non funzionano ed operano in costante e colossale perdita.

Ma nazionalizzazione e revoca sono parole che hanno un buon sapore di vendetta. Parole che possono piacere alla gente e comunque parole che riempiono la bocca ad attori, registi, sceneggiatori e comparse del governo giallo verde. Matteo Salvini ci aggiunge l’altra parola al gusto di fiele: l’Europa avara e grifagna. L’Europa che nega i soldi all’Italia, anzi impedisce che l’Italia spenda i suoi di soldi per non far crollare i ponti. Non è una bugia, è di più. L’Europa non c’entra, non ha mai negato un euro per le infrastrutture pubbliche, anzi le finanzia. E all’Italia non sono mai mancati i soldi per cose tipo Ponte Morandi. E’ l’Italia che per opere pubbliche non spende bloccata da se stessa o spende male distribuendo i soldi a compare consenso e non infrastrutture appunto.

Ma nazionalizzazione e revoca e Europa infame hanno un buon sapore di vendetta. E fanno effetto in scena. Quindi che siano declamate con alti e accorati toni e che siano diffuse nel paese e che siano cantate in ogni telegiornale.

Oltretutto revoca, punizione, Europa infame, nazionalizzazione…fanno canzone che evita, esenta dal dover dare risposte difficili. Magari un governo di fronte ad una città, una regione, un pezzo d’Italia, il porto più importante italiano tutti senza viabilità accettabile…Magari un governo di fronte ai visibili danni economici e sociali di decine di migliaia di Tit che dovranno fare un giro di circa 100 chilometri, davanti al danno di centinaia di migliaia di liguri e genovesi che allungheranno i tempi di spostamento, qualunque spostamento in città e in regione…Magari un governo dice cosa intende fare subito per quel ponte. Rifarlo? Farne un altro nello stesso punto? Fare qualche altra cosa altrove?

Quando si parte? Chi o fa? A chi si assegna il progetto? Chi lo finanzia? magari un governo che sia un governo quando crolla un ponte la prima cosa che fa ne fa un altro. Un governo…O magari anche no: se è una compagnia di scena, premiata compagnia s’intende, mette appunto in scena. Ed ecco allora la sceneggiata della revoca, punizione, nazionalizzazione. Il ponte nuovo? Non fa spettatori votanti. E mica sono ingegneri, urbanisti, economisti. Sono politici e di professione e d’istinto vien loro la sceneggiata. Il ponte nuovo, magari è una grana, magari…domani.