Banda larga, Confindustria contro stop ai finanziamenti: “Italia non può aspettare”

Pubblicato il 6 Novembre 2009 - 17:53 OLTRE 6 MESI FA

Anche la Confindustria critica la decisione del Governo di congelare gli 800 milioni di euro previsti allo sviluppo della banda larga. Per Confindustria parla il delegato del presidente della confederazione allo Sviluppo della Banda Larga, Gabriele Galateri: «Questo stop è un danno al Paese. Il Piano anti digital divide è strategico. Come Confindustria continueremo a sostenere la priorità di questo intervento. In due anni potrebbero essere investiti 1,5 miliardi di euro in infrastrutture per ridurre il digital divide, che riattiverebbero la filiera dell’ICT e gli investimenti in innovazione digitale delle imprese. Ogni euro investito nella banda larga ne produce almeno due di aumento di attività economica e di Pil. Il Paese non può rimandare questi interventi».

Le proteste arrivano anche dal mondo del web. Carlo Poss, presidente dell’osservatorio Fcp (Federazione concessionarie pubblicitarie)-Assointernet non ha dubbi: «Siamo stupefatti dalla decisione del governo di rinviare i fondi per il piano banda larga di Paolo Romani (vice ministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni). Significa rallentare la ripresa economica».

«A differenza delle aziende, – prosegue Poss – il governo non ha capito che la banda larga serve per uscire dalla crisi, creare posti di lavoro, aumentare il prodotto interno lordo» e cita lo studio dell’Unione Europea secondo il quale la banda larga porterà un milione di posti di lavoro fino al 2015 e una crescita dell’economia europea di 850 miliardi di euro: «Tutti i paesi europei l’hanno capito e infatti stanno investendo tantissimo contro il digital divide. Eppure non sono più o meno in crisi di noi».

Poss dice di voler andare fino in fondo: «Metteremo insieme le associazioni di categoria, gli editori, per far capire al governo che sta sbagliando valutazione e che deve cambiare idea sui fondi banda larga» e lancia una serie di proposte «pratiche e concrete» per sostenere internet in Italia: «Il governo dovrebbe sostenere l’e-commerce con campagne istituzionali per l’utilizzo della carta di credito», dice per esempio. Secondo Eurostat infatti, l’Italia è in fondo alla classifica dei principali Paesi europei per l’uso dell’e-commerce: lo fa l’11% della popolazione contro il 20 della Spagna e il 55 del Regno Unito.

Una famiglia su due non ha il pc: un altro record negativo dell’Italia. «Il governo dovrebbe incentivare l’uso di internet e l’acquisto di pc da parte delle famiglie disagiate» dice Poss.

Contro l’immobilismo dei vari governi  su questo tema, Maurizio Decina, ordinario di Reti e Comunicazioni del Politecnico di Milano e uno dei massimi conoscitori del settore spiega: «Misure concrete per stimolare la domanda informatica delle famiglie italiane risalgono a due legislazioni fa, con le iniziative del Ministro Stanca». «Ora- continua Decina – l’attenzione del governo è rivolta soprattutto al passaggio al digitale terrestre». Invece di internet è la tv ad essere nei pensieri del governo. Secondo Poss «bisognerebbe rivedere la legge Mammì, che stabilisce gli investimenti pubblicitari della pubblica amministrazione e mette internet in una quota di investimenti dove c’è anche la tv, a cui va quindi tutto, lasciando a internet le briciole».

Al nutrito coro di proteste si associa anche Calabrò, presidente dell’Authority tlc: «Purtroppo lo prevedevo» è stato il suo commento. Il piano Romani doveva servire anche per sostenere, con una rete più efficiente, gli imminenti servizi per comunicare via internet con la pubblica amministrazione (sanità, scuole, uffici), come previsto dal piano Brunetta, “eGovernment 2012”. Lo stesso Renato Brunetta pochi giorni fa aveva affermato che il suo piano e quello di Romani sono strettamente legati ed ora quello che si rischia è il circolo vizioso: dall’arrivo di questi servizi eGovernment infatti, l’industria si aspettava uno sprone della domanda di banda larga risolvendo così un problema tutto italiano: solo il 20% della popolazione ha la banda larga, media molto al di sotto di altri Paesi europei.