Bassolino ringrazia la sua Napoli: “Siamo entrati lindi e usciamo di scena lindi”

Antonio Bassolino

Molti dei suoi sostenitori lo hanno atteso sin dalla stazione di Napoli. E quando è arrivato c’é stato chi lo ha chiamato ‘presidente’.  Antonio Bassolino, ha stretto mani e abbracciato tutti. Giovedì 22 aprile  ha voluto rivolgere il suo saluto alla città, il suo “grazie”. E lo ha fatto con un monito: “Bisogna continuare a combattere, bisogna rimboccarsi le maniche. Io lo farò, accanto a forze nuove. Le belle stagioni possono ritornare magari con forze più fresche ma possono ritornare. Ed io saprò stare con le forze che vogliono costruire una nuova e bella stagione”.

Cita un po’ tutto Bassolino: l’esperienza da sindaco, da governatore, “anni passati in un soffio, una vicenda unica che in nessun altro posto è durata così a lungo”. Un’esperienza che proprio perché è stata così importante, dice l’ex governatore, “dovrebbe far riflettere e interrompere il disco incantato e rotto dell’antibassolinismo”. Non risparmia critiche: tanto al centrodestra quanto al centrosinistra. Il “fuoco amico” è un tema ricorrente. Lo chiama in causa spesso, in merito a quanto avvenuto in occasione delle ultime elezioni regionali (“se si utilizzano come parole d’ordine discontinuità e cambiare tutto non ci si pone il problema di governare il futuro”) ma anche tutte le volte che ha dovuto affrontare “momenti difficili”, in primis la crisi dei rifiuti.

Rivendica quanto fatto, avverte che c’é un tentativo “di ritornare indietro, a prima del 1993”. E lancia un monito, relativo alla Lega, sempre più centrale in un Governo che, quindi, sarà “attento al Nord e non certo al Sud”. Quella Lega, dice Bassolino, “che ha continuato a tessere il filo che invece noi abbiamo spezzato, e dove sindaci e amministratori non sono considerati un pericolo”. Non, invece, come accaduto in occasione della stagione dei sindaci “che non trovò attenzione adeguata dal Governo”, non come accaduto nel centrosinistra “dove non si è stati capaci di far vivere l’Ulivo come partito unitario”.

Poi, il Partito del Sud: “Non penso sia la strada giusta, rischia di mettere insieme tutto e il contrario di tutto”. Lui che si è “sempre assunto responsabilità mentre tutti scappavano o già erano scappati”, invita la platea, i cittadini a “rimboccarsi le maniche, è tempo di farlo, per me innanzitutto”. “È possibile fare un minino di opposizione che sia degna di questo nome? – urla – far vedere che alcuni fanno i condoni mentre noi abbiamo sempre difeso il territorio e che chissà quante ne vedremo?”. Attenzione, dice, a non ingabbiare di nuovo Napoli in stereotipi come droga, camorra, pizza e mandolino. Bassolino, che assicura il suo impegno attraverso la Fondazione Sudd, suggerisce, “al Pd e alla sinistra, se vogliono uscire dalla crisi devono partire dal basso, dall’Italia reale”.

Poi su un punto insiste ed è forse il momento in cui si emoziona di più: “Siamo entrati lindi e puliti e siamo usciti lindi e puliti e questo i cittadini lo hanno sempre saputo, sempre, sempre, sempre. E’ per questo che siamo sempre andati avanti, fieri di farlo a testa alta”. Cita il suo maestro Ingrao: “Bisogna fare come lui, non invecchiare mai dentro”. E poi cita i braccianti agricoli, gli operai di Bagnoli, tra gli altri, “bisogna andare avanti per loro”. Alla fine dopo sedici anni, la plaeta lo ha ringraziato così: applausi e una standing ovation.

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