Berlusconi, deluso d’amore scopre l’Italia matrigna, figliastra e infedele

di Lucio Fero
Pubblicato il 17 Giugno 2011 - 14:57 OLTRE 6 MESI FA

ROMA-“Questo è il paese che amo…”. Era il 1994 e in nome dell’amore che portava all’Italia Silvio Berlusconi spiegava e annunciava la sua “discesa in campo”. Poi, per i diciassette anni successivi e per cento e cento volte di fila, Berlusconi ha narrato della passione che nutriva per il paese in cui era nato, con cui si identificava e che stava salvando. Per salvarlo, come prova e strumento d’amore, Berlusconi mostrò e ragalò al paese un “partito dell’amore” contrapposto ai foschi e cupi partiti di quelli che non amavano l’Italia e infatti la criticavano, denigravano, insomma i “comunisti” della sinistra italiana che non solo non cambiava mai ma era incapace di amore. E infatti chi erano quelli che “nei salotti e sulle terrazze romane”, poi pian piano anche nelle aziende e nelle università, mormoravano: “Se potessi me ne andrei dall’Italia..”? Chi erano quelli che si sentivano “stranieri in patria” e lo andavano anche a raccontare ai giornali stranieri che abboccavano? Chi erano quelli che lasciavano scappare, sotto forma di sconforto, la loro ostilità se non “odio” per l’Italia, masticando tra i denti l’offesa: “E’ un paese di…”? Erano gli intellettualoidi e gli sfaticati, i politici di mestiere “che non sanno far altro nella vita”, erano, avrebbe detto Brunetta, “l’Italia peggiore”. Quella che non si rassegnava ad essere minoranza, quella che scomunicava l’elettorato e i suoi responsi. Questa la narrazione che per quindici anni abbondanti, Berlusconi e la destra italiana hanno fatto e diffuso. Non era tutta la verità, solo la verità e null’altro che la verità, però un pizzico di verità c’era.

Ma è proprio vero che la ruota gira e Silvio Berlusconi è in questi giorni in piena e conclamata delusione d’amore. Il “se potessi me ne andrei dall’Italia” lo ha mormorato tra i denti anche lui. Ha scoperto un’Italia matrigna e figliastra, un’Italia che non merita più il suo amore. E perché l’Italia non merita più di essere amata da Berlusconi? Perchè ha mostrato di non corrispondere più l’amore di cui il premier l’investiva. Lui, Berlusconi, l’Italia la ama. Ma questa risponde con “giornali che non si possono e debbono più leggere”, con una televisione pubblica che non gli mostra affetto, non tutta almeno. Con magistrati che niente meno indagano sugli amori del premier dimenticando il grande pubblico amore che lui nutre per il paese. Con presidenze della Repubblica, Corti costituzionali e “corporazioni parlamentari” che fanno ostacolo e dispetto. Ma tutto questo, per quanto doloroso, Berlusconi poteva sopportarlo, il suo amore per il paese era più forte delle male lingue e dei malpensanti, delle invidie e delle bugie. Fino a che Berlusconi non ha trovato l’Italia a letto con un altro, con gli altri: adulterio flagrante alle elezioni amministrative, addirittura restituzione dei regali del premier sotto forma di referendum votati e approvati nonostante i suoi amorevoli consigli.

Non ne può più Berlusconi di questo amore dove lui dà e l’Italia non dà più. Quello che è stato identificato, con il suo compiaciuto assenso, come “l’arcitaliano” ora dubita che l’Italia lo meriti, come fanno appunto gli amanti respinti. Non se ne andrà dall’Italia Berlusconi e neanche da Palazzo Chigi se non dopo l’ultimo rifiuto elettorale che è ancora di là da venire. Il suo “se potessi me ne andrei” non è un programma e neanche una tentazione, è un sentimento. L’incanutito amante che alla fanciulla che sta per mollarlo riserva non la tenerezza per il bel tempo che fu e poi passa e va, ma il dolore per l’abbandono che sta per subire, dolore che gli fa dubitare e mormorare, per giustificare se stesso, che la ragazza in fondo sia una poco di buono. E così l’incanutito amante, ogni incanutito amante, si espone al ridicolo che viene dalla rilettura di quando scriveva alla fanciulla: “Questo è il paese che amo”.