“Ciak si vota”: Berlusconi mattatore. E Bersani? Lo trovi nei titoli di coda

Pubblicato il 13 Maggio 2011 - 18:31 OLTRE 6 MESI FA

Pier Luigi Bersani (Lapresse)

Le prime pagine se le prende Silvio Berlusconi: è un leit-motiv degli ultimi giorni di tutte le campagne elettorali da 17 anni a questa parte. Fra insulti, promesse, pernacchie e barzellette, il presidente del Consiglio monopolizza le attenzioni di tv e giornali lasciando all’altra parte politica le briciole della scena pubblica. Ingrato il compito di Pier Luigi Bersani, che deve cercare di “farsi vedere”, evitando però di inseguire il Cavaliere nella gara a chi la spara più grossa.

Ancora più insidioso il terreno dei pronostici: le amministrative sono sempre asimmetriche (ci sono zone più “rosse” e altre più “blu” ma non votano mai tutte insieme) e su questo hanno buon gioco i politici a dichiarare dopo i primi exit poll “ho vinto io, hai perso tu”. Quindi indicare prima delle elezioni qual è l’asticella oltre la quale si è vinto e sotto la quale si è perso è buon esercizio di chiarezza anche se la scaramanzia e l’astuzia consiglierebbero il contrario.

Bersani l’ha stilata, la sua lista dei desideri, quelli che se si realizzassero significhebbero vittoria: passare possibilmente al primo turno a Bologna e Torino e portare il Pdl al ballottaggio a Milano e Napoli. Gli “insider” dicono che un eventuale pareggio in realtà pareggio non sarebbe: un 2-2 con Milano e Napoli al centrodestra sarebbe una sconfitta per il Pd. Una sconfitta che sarebbe ancora più netta se Milano e Napoli si tingessero di “blu” già al primo turno. Nettissima se  Bologna e Torino dovessero aspettare il secondo turno per tingersi di rosso.

Ma intanto ecco un “blob” delle ultime dichiarazioni di Bersani: ”Noi contiamo di avere una vittoria a Torino e Bologna, vedremo se è al primo turno perché c’è molta frammentazione, tante candidature e tante liste, e contiamo di giocarcela al ballottaggio a Milano e a Napoli […] Noi ci aspettiamo nell’insieme un’inversione di tendenza rispetto all’abbrivio vincente di cui gode il centrodestra per cominciare una strada nuova […] Dobbiamo lanciare un segnale subito: per fare di Torino la città protagonista della riscossa italiana […] Sobrietà, rigore, onestà, semplicità sono parole importanti che dobbiamo rilanciare. Gli effetti speciali del berlusconismo non hanno portato a niente. Noi vogliamo una politica buona, pulita […] Noi vogliamo parlare d’altro rispetto ai problemi di Berlusconi perché ci aspettiamo da queste elezioni che venga un segnale secondo il quale d’ora in poi ci si occupi dei problemi degli italiani. Non possiamo stare sempre attorno alle sue guerre alle sue risse, ai suoi odi.[…] Milano […] città simbolo […] è lì che è partita l’avventura di Berlusconi e sono quindici anni che il centrosinistra non è nemmeno andato ai ballottaggi”.