Giustizia, Berlusconi accelera e rispuntano le intercettazioni: “Punire quelle ingiuste”

Pubblicato il 26 Novembre 2010 - 14:17 OLTRE 6 MESI FA

Telefonare senza essere “spiati”. L’ossessione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi torna, timidamente, a fare capolino in politica. Il governo avrà forse i giorni contati eppure il premier rilancia. Rilancia sulla Giustizia e rilancia sulle intercettazioni. Che poi ci sia tempo di fare alcunché o meno si vedrà dopo, per ora conta l’intenzione bellicosa.

Tutto inizia con una dichiarazione del premier in cui si annuncia che nel prossimo Consiglio dei Ministri, quello di martedì prossimo, si varerà la riforma della Giustizia. Del resto fa parte dei famosi cinque punti votati anche dai finiani. Peccato, però, che l’accordo sia solo virtuale. Spiega Dino Martirano sul Corriere della Sera che “la mossa ora costringe i tecnici del ministro Angelino Alfano a riprendere in mano tutti i testi messi in cantiere da più di un mese ma definiti nel dettaglio solo in parte: si tratta dei ddl costituzionali (due Csm, separazione delle carriere, polizia giudiziaria non totalmente soggetta al pm, responsabilità civile dei magistrati) e di quelli ordinari che mirano a smaltire l’arretrato del processo civile (forse per decreto) e a rimodellare il ruolo della magistratura onoraria. Tuttavia, al ministero della Giustizia si parla anche di una ipotesi minimale — per evitare la rottura definitiva tra Pdl e finiani — che prevede un pacchetto confezionato solo con i titoli delle riforme costituzionali e con i testi veri dei ddl ordinari, gli unici che hanno ricevuto per ora il via libera di Fli”.

E che l’accelerazione di Berlusconi sia almeno in parte una sopresa lo conferma il fatto che, solo la sera prima, a cena, Niccolò Ghedini a chi si occupa del tema per il Pdl, non ne ha minimamente parlato. Come, spiega il Corriere “non si è parlato neanche di quelle limature dei testi — la bozza è di 11 articoli accompagnati da tre pagine di sintesi sui contenuti — che in qualche modo recepiscono le osservazioni (i famosi tre no) fatte dalla finiana Giulia Bongiorno: la modifica più rilevante riguarderebbe il rapporto gerarchico tra pm e polizia giudiziaria che verrebbe salvaguardato mentre rimangono intatti i poteri più ampi previsti per il ministro della Giustizia”.

Le sorprese non finiscono qua: “Ai ddl governativi, presto si affiancherà la proposta di legge del «falco» Luigi Vitali che riapre un capitolo mai considerato chiuso dal Cavaliere. Quello delle intercettazioni telefoniche che devono essere limitate”.

Il tutto contenuto in un  testo di 5 articoli “messo a punto dall’avvocato tarantino che mutua in parte il meccanismo previsto dall’articolo 314 del codice di procedura penale (equo indennizzo per ingiusta detenzione) che di fatto costringerebbe pm e gip a procedere con i piedi di piombo quando si tratta di chiedere e autorizzare le intercettazioni: «Il cittadino, anche se ancora inquisito o imputato, potrà presentare un esposto alla corte d’Appello se riterrà di essere stato danneggiato. In particolare se l’indagine ha prodotto intercettazioni inutili, non attinenti all’inchiesta o, peggio ancora, se i brogliacci irrilevanti per i capi d’imputazione sono stati pubblicati illegittimamente». Il magistrato eventualmente «condannato all’equo indennizzo per ingiusta intercettazione» risponderà poi al Csm in sede disciplinare e alla Corte dei conti per danno erariale”.