Berlusconi e i “quattro sfigati” con la buona intenzione di “cambiare l’Italia”

Pubblicato il 14 Luglio 2010 - 15:37| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Quasi nessuno l’ha notato, deve essere per lo “spazio tiranno” che impedisce di riportate tutte intere tutte le frasi pronunciate, fossero anche quelle del premier. Commentando quella che viene giornalisticamente dafinita la “P3”, cioè quei quattro amici non proprio al bar tra cui Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, Marcello Dell’Utri, senatore Pdl, Nicola Cosentino coordinatore campano del Pdl e Flavio Carboni, uomo dalle mille faccende, da Calvi alla P2 appunto, Silvio Berlusconi ha detto: “Quattro sfigati pensionati che provano a cambiare l’Italia…Se non ci riesco io…”.

Gli osservatori più audaci hanno rilevato: “Sfigato e pensionato anche Verdini”? Ma questo è cercare nella dichiarazione-riflessione del premier il pelo della coerenza nell’uovo della valutazione di merito. Quel che nessuno o quasi ha notato, o voluto notare, è che Berlusconi compiange i “quattro sfigati” ma gli rende l’onore delle buone intenzioni. Questo e non altro letteralmente significa quel “Vogliono cambiare l’Italia…Se non ci riesco io…”. Voce dal sen fuggita, voce del senno di Berlusconi: quei quattro e gli altri con loro erano e sono impotenti a cambiare il paese. Ci provano, ma sono “sfigati”. Peccato per loro fa sapere il premier, erano sulla buona strada.