Berlusconi, “rivoluzionario” a Sofia: “Cambieremo la Costituzione, se serve ricorreremo al referendum”

Pubblicato il 16 Ottobre 2009 - 12:50| Aggiornato il 19 Dicembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

Tornato sul luogo dell’editto, Berlusconi in Bulgaria mostra una forma smagliante e attacca su tutti i fronti. Da vero uomo squadra gioca a tutto campo, affrontando le mille controversie della politica nazionale. Il moderato incendiario ha voglia di barricate ma senza esagerare: «Non è una cosa facile – ammette Berlusconi da Sofia – ma non è che le rivoluzioni si possono fare in breve tempo».

Indossa i panni del matador: «Bisogna prendere il toro per le corna» e il malcapitato toro in questione è la giustizia, eterno rovello. Basta con i giudici che, a suo dire, condizionano, o addirittura ribaltano, il risultato delle elezioni: ci vuole una riforma costituzionale per diventare una «democrazia vera».

Il popolo sovrano seguirà: «Ricorreremo al referendum».  E non risparmia la Corte Costituzionale che con la bocciatura del Lodo Alfano ha ufficialmente aperto la stagione della «caccia all’uomo nei confronti del premier».

I problemi della nazione però, Berlusconi lo sa benissimo, non possono ridursi solo a un Lodo, o due. Deposti lancia e corazza esibisce il volto rassicurante del papà buono, tranquillizzando milioni di pensionati, che oltretutto votano: «Il tema delle pensioni non è nel nostro programma immediato» alla faccia di  Bankitalia o di qualche commissario europeo.

Sfodera lo stesso smagliante sorriso per giustificare la scivolata che gli ha ammaccato l’immagine di perfetto gentiluomo: «Mi dispiace per la Bindi. Era un momento di delusione». Ma è un ravvedimento temporaneo, difficile per lui astenersi: ««Permettetemi di poter fare anche una battuta di spirito». E intanto invoca la reciprocità, chi ha difeso le sue belle e brave ministre dagli attacchi della stampa di sinistra?

«Sono buono e giusto, faccio di tutto per essere amato» ha detto a un certo punto: i primi a credergli sono gli alleati leghisti, da poche ore sempre più stretti in un patto di ferro col premier, dopo che questi gli ha generosamente concesso la presidenza del Veneto. Un passo in più per ricomporre ogni dissidio in famiglia, politica s’intende. Nonostante tanta carne al fuoco, il premier è soddisfatto: ha raddrizzato i torti, indicato la via, restituito la speranza.

Sarà che la Bulgaria lo ispira ma le poche volte che distrattamente si occupa di Rai preferisce farlo da qui. Infatti c’è tempo per un ultimo ceffone ben assestato: «Andando avanti così il 50% degli italiani non pagherà più il canone», glielo dice un sondaggio, si capisce.