Elezioni a Torino: un sondaggio vede Fassino al 51%, c’è l’ombra del ballottaggio

Piero Fassino (Foto Lapresse)

TORINO – C’è lo spettro del ballottaggio sulle elezioni a Torino. Il primo sondaggio reso noto dopo la presentazione delle liste, che mette perciò in gioco tutti i dieci candidati, fotografa un vantaggio netto per il candidato del centrosinistra Piero Fassino. Secondo “Termometro Politico”, Fassino vincerebbe con il 51 per cento, quasi di venti punti sopra Michele Coppola, stimato al 32. Distanti gli altri contendenti: Alberto Musy al 7 per cento, Vittorio Bertola al 3,5, Juri Bossuto al 2,5 e Giacinto Marra all’uno. Tutti gli altri candidati insieme non raccoglierebbero oltre il 3 per cento.

Piero Fassino non ne ha mai fatto mistero: l’importante è vincere, ovvio, ma l’ex ministro vorrebbe tanto chiudere la pratica il 16 maggio, forte del risultato delle primarie e dell’appoggio incondizionato di Sergio Chiamparino, senza dover ricorrere al ballottaggio, e la soglia del 51% è a rischio.

Dieci candidati e trentasei liste, un record di nomi che sembra infatti giocare a favore di una dispersione del voto che potrebbe penalizzare i candidati più noti, a cominciare proprio da Fassino, che mantiene un margine solido ma è vicino alla soglia del 50 per cento, sotto la quale sarebbe costretto al ballottaggio del 29 e 30 maggio.

I numeri danno corpo alle speranze di un centrodestra che è sì in affanno, con la coalizione che non riesce a varcare la soglia del 35 per cento, e il candidato fa anche peggio, ma intravede la possibilità di arrivare al secondo turno. Pdl e Lega non l’hanno mai negato, in una città che il centrosinistra governa da diciotto anni, e in cui il sindaco uscente conclude il mandato con un livello di popolarità superiore al 70 per cento, riuscire ad agguantare il ballottaggio sarebbe già una mezza vittoria. Oltretutto in un quadro di flessione: secondo il sondaggio se si votasse oggi l’accoppiata Pdl-Lega perderebbe consensi rispetto alle regionali di un anno fa. Con una differenza: il Carroccio tiene, passando dal 10,1 al 10,5 per cento; il Pdl arretra dal 21,8 al 20, scontando la fuoriuscita dei finiani e la nascita di Futuro e libertà.

Tra i partiti, rispetto alle regionali, crescono Pd, Sel e Moderati. I democratici viaggiano al 28,5 per cento, i vendoliani e il movimento di Portas al 5,5. In flessione l’Italia dei valori: dal 9,5 per cento del marzo scorso al 7 di oggi. La sfida del Nuovo Polo, invece, si ferma largamente sotto la soglia del 10 per cento.

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