“Ruby era la nipote di Mubarak”. Ricorso firmato: Gianfranco Fini

Pubblicato il 20 Gennaio 2012 - 09:36 OLTRE 6 MESI FA

(LaPresse)

ROMA – Il prossimo 7 febbraio, davanti alla Corte Costituzionale, si discuterà il ricorso presentato dalla Camera dei deputati contro la procura di Milano sul sexygate che ha coinvolto l’ex premier Silvio Berlusconi e Ruby Rubacuori. Al giudice costituzionale, Giuseppe Tesauro, spetterà la decisione sul conflitto di competenza tra gli organi dello Stato. Ma, ironia della sorte, il ricorso porta in calce la firma ufficiale di Gianfranco Fini, in quanto presidente della Camera.

Proprio lui che all’epoca definì il voto della Camera sul conflitto di attribuzioni un “unicum tanto per il titolo di richiesta quanto per la differenza di maggioranze in Aula e in Ufficio di Presidenza”. “Una delle più straordinarie pene del contrappasso” la definisce Franco Bechis sul quotidiano Libero che rievoca di quando la Camera votò contro le richieste della procura di Milano sostenendo che l’interessamento di Berlusconi per Ruby fosse di natura istituzionale, in quanto credeva che la ragazza fosse la nipote dell’allora presidente egiziano Hosni Mubarak.

“Tutta l’Italia ne ha riso e su Ruby nipote di Mubarak sono nate milioni di barzellette” chiosa Bechis. Certo è che a rappresentare in giudizio la discussa tesi, almeno in veste ufficiale seppur affiancato dall’avvocato Roberto Nania, sarà proprio l’anti-cav Gianfranco Fini. Impossibile esimersi.