Ddl corruzione: mai più regali ai dipendenti pubblici, no candidati condannati

Pubblicato il 30 Maggio 2012 - 17:52 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – I pubblici dipendenti non potranno piu’ chiedere ne’ accettare a qualsiasi titolo compensi, regali o altra utilità. Inoltre chi ha compiuto reati contro la Pubblica Amministrazione non potrà più candidarsi in Parlamento, se la sentenza è passata in giudicato.

Sono due degli emendamenti della Commissione riformulato, con parere favorevole del governo, da una proposta di modifica di Pierluigi Mantini, dell’Udc.

Compensi e regali

”La mia – spiega Mantini – era una proposta contro le cozze pelose e le vacanze in yacht lussuosi di cui si e’ letto sui giornali”. Si potranno ricevere solo ‘regali d’uso’ di modico valore e nei limiti delle normali relazioni di cortesia.

Inoltre l’aula della Camera ha dato il via libera con 501 ‘si’ e 2 ‘no’ all’articolo 1 del ddl Anticorruzione. Si tratta di una norma che istituisce, tra l’altro, l’Autorita’ nazionale per contrastare il fenomeno nella Pubblica Amministrazione e un Piano per prevenirlo.

Condannati incandidabili

Chi è stato condannato con sentenza passata in giudicato anche per reati contro la Pubblica Amministrazione non potrà piu’ essere candidato in Parlamento. La proposta è stata presentata da due parlamentari dell’Udc al disegno di legge anti corruzione. Sarebbe esattamente lo stesso principio valido per chi è candidato alle elezioni amministrative. Questa norma verrebbe applicata subito a deputati e senatori, in attesa della delega data al Governo a disciplinare la materia, se l’emendamento presentato dagli Udc Pierluigi Mantini e Mario Tassone al Ddl Anticorruzione venisse approvato.

Tre anni di stop per i dirigenti P.A. candidati. L’impossibilità per un candidato o per un ex parlamentare di ricoprire incarichi dirigenziali nella P.A. se non dopo uno stop di tre anni suscita polemiche e perplessità nel Comitato dei Diciotto delle Commissione Giustizia e Affari Costituzionali della Camera. La norma, contenuta in un emendamento del governo al ddl anticorruzione viene contestata da maggioranza e opposizione e per il momento si e’ deciso di accantonarla. E’ querelle anche sul divieto per i condannati anche in primo grado di ricoprire incarichi dirigenziali nella P.A.

La proposta di modifica messa a punto dal ministro per la Funzione Pubblica Patroni Griffi prevede in sostanza che si dia una delega al governo per disciplinare i casi di non conferibilita’ e di incompatibilita’ degli incarichi dirigenziali. Tra questi, si fanno i casi dei condannati e di coloro che sono gia’ stati eletti magari parlamentari. Per quanto riguarda i primi, la norma del governo (la lettera B dell’emendamento 4.0600) prevede che non possano aspirare a incarichi dirigenziali coloro che sono stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per i reati contro la pubblica amministrazione. Non potranno diventare dirigenti anche coloro che per un periodo di tempo non inferiore ai tre anni ”abbiano svolto incarichi o cariche in imprese sottoposte a regolazione, a controllo o a contribuzione economica da parte dell’amministrazione che conferisce l’incarico”.

Nell’altra parte della norma (lettera C) formulata dal governo e ora accantonata, si stabilisce invece che non possono aspirare ai vertici della pubblica amministrazione i soggetti che ”per un adeguato periodo di tempo non inferiore ai tre anni antecedenti al conferimento, abbiano fatto parte di organi di indirizzo politico, abbiano rivestito incarichi pubblici elettivi o siano stati candidati agli stessi incarichi escludendo in ogni caso il conferimento di incarichi dirigenziali a coloro che presso le medesime amministrazioni abbiano svolto mansioni di indirizzo politico o incarichi pubblici elettivi nel periodo immediatamente precedente al conferimento dell’incarico comunque non inferiore ai tre anni”. La valutazione dovra’ essere fatta in rapporto ”alla rilevanza degli incarichi di carattere politico svolti e all’ente di riferimento”.

”Questa norma – spiega Patroni Griffi – si è preferito accantonarla per l’Aula. Se ne discuterà in un secondo momento…”.