Il Csm: “Berlusconi ha denigrato i magistrati e il pm del caso Mills”

Pubblicato il 10 Gennaio 2011 - 20:15 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

Ha denigrato con accuse infondate il sostituto procuratore di Milano Fabio De Pasquale, pm del processo Mills,ma anche la magistratura nel suo complesso,il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi quando il 3 ottobre dell’anno scorso parlò dell’esistenza di un”’associazione a delinquere” tra le toghe e definì ”famigerato” il magistrato milanese.

E’ quanto sostiene – a quanto si è appreso – la Prima Commissione del Csm nella proposta di risoluzione con cui ha concluso la pratica a tutela di De Pasquale, e che è stata approvata a maggioranza, con il voto contrario del laico della Lega Matteo Brigandì.

Nel discorso che tenne alla Festa del Pdl a Milano, Berlusconi non solo definì ”famigerato” De Pasquale, e parlò di ”un’associazione a delinquere” nella magistratura, ma mise in evidenza che ”tre diversi collegi, quello di primo grado, secondo grado e la Cassazione” avevano avallato la tesi del pm del processo Mills” dimostrando quindi che ”c’è un accordo fra i giudici di sinistra che vuole sovvertire il risultato delle elezioni”.Inoltre il premier rilevò che De Pasquale era ”lo stesso pm che disse a Cagliari che il giorno dopo l’avrebbe messo in libertà e poi è andato in vacanza e il giorno dopo Cagliari si è tolto la vita”. Un intervento che provocò la reazione indignata dell’Associazione nazionale magistrati, che puntò l’indice contro i ”continui attacchi che rischiano di delegittimare un’istituzione dello Stato”, e del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, che bollò le parole del premier come ”denigrazioni che si qualificano da sole”.

Ora la Prima Commissione del Csm sottolinea innanzitutto l’infondatezza delle accuse rivolte da Berlusconi a De Pasquale per il caso Cagliari e su cui il premier fonda la ”parzialità” del pubblico ministero di Milano: non c’è collegamento tra la morte di Cagliari e il comportamento di De Pasquale, riconosciuto legittimo dagli accertamenti penali e disciplinari che furono compiuti all’epoca, scrive la Commissione che vede inoltre nelle parole del presidente del Consiglio su un ”preteso e non dimostrato accordo” tra le toghe per ”sovvertire il risultato elettorale”, il rischio di una delegittimazione dell’intera magistratura. Il documento contro il quale ha votato Brigandì, che ha presentato una relazione di minoranza, sarà discusso dal plenum probabilmente la prossima settimana. Nella premessa -racconta chi lo ha letto- c’è una difesa dello strumento delle pratiche a tutela, messo in discussione dai laici del Pdl e della Lega, proprio a partire dal caso De Pasquale, in una nota inviata nei mesi scorsi al capo dello Stato: non solo l’istituto è previsto dal regolamento del Csm, sostiene la maggioranza dei componenti della Prima Commissione, ma rientra nelle attribuzioni costituzionali di Palazzo dei marescialli la difesa dell’ordine giudiziario quando sia lesa o messa in pericolo la sua indipendenza.