Di Pietro al congresso: sogno fusione con il Pd

Pubblicato il 5 Febbraio 2010 - 19:51 OLTRE 6 MESI FA

Un partito maggiorenne che alle prossime elezioni politiche vuol raggiungere una percentuale a due cifre. Antonio Di Pietro, in conferenza stampa a margine del congresso nazionale dell’Idv, sintetizza così il momento di passaggio che rappresenta il primo congresso dell’Italia dei valori che si celebra da oggi a domenica a Roma all’Hotel Marriot.

«Per noi oggi -sottolinea- inizia l’età maggiorenne, sono orgoglioso di poter dire che ho fondato e portato alla maturità un partito nato spontaneamente come un fiore di campo, nato per partecipazione diretta e spontanea».

«Inizia una nuova fase», prosegue l’ex pm, che passerà attraverso «l’approvazione del programma politico su cui si dovrà basare la nostra azione politica» e l’indicazione del «recinto dell’alleanza nel quale troveremo collocazione definitiva. Vogliamo porci all’interno della coalizione di centrosinistra».

In quest’ottica «deve essere rafforzata l’alleanza con il Pd», anzi, non esita a dire Di Pietro, «il giorno che si possa arrivare ad una fusione tra Pd e Idv sarà un giorno molto importante». Ma «Partito democratico e Italia dei valori da soli non bastano, c’è un mondo vasto che dobbiamo riconquistare».

Se poi si parla degli altri partiti d’opposizione, poche parole per l’Udc che «sta facendo un altro percorso», mentre «ponti d’oro» per i partiti della sinistra, «tenendo conto che l’Italia dei valori è un partito post ideologico e vuole mettere insieme diverse forze laiche, socialiste, cattoliche, liberali, unite dalla Costituzione».

Ma se è vero che Di Pietro insiste sul discorso delle alleanze è altrettanto vero che non rinuncia a rivendicare il ruolo centrale del suo partito, che «alle prossime politiche ha l’obiettivo delle due cifre», e quindi «non può limitarsi alla critica fine a se stessa ma deve trovare la forza sulla responsabilità di costruire un’alleanza».

Un partito che da questo congresso non si riconoscerà solo nel suo fondatore ma passerà attraverso la formazione di una classe dirigente e decisioni collegiali, che non avrà più il nome del suo fondatore nel simbolo, tranne che sulla scheda elettorale e conseguentemente durante la campagna elettorale: «Solo sulla scheda elettorale rimane Di Pietro -afferma l’ex pm- sono disposto a toglierlo se sono disposti a farlo tutti gli altri leader».

Infine la riconferma dell’inesistenza di dissidi con Luigi De Magistris «una vulgata continua vuol far credere che siamo in competizione. Non sappiamo se ci dobbiamo mettere a ridere o a piangere non riusciamo mai ad immaginare ciò che leggeremo sui giornali il giorno dopo, ma se questa è la condizione perchè qualcuno si ricordi che esiste l’Italia dei valori, vorrà dire che ci metteremo a ballare, a fare la danza di Zorro».