Senza Bossi e Berlusconi? La favola di un’altra maggioranza e il miraggio dei “cinquanta”

Pubblicato il 14 Settembre 2009 - 15:06| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Un’altra maggioranza? I giornali si esercitano a far di conto: i 216 deputati del Pd, i 36 dell’Udc, i 26 di Di Pietro e una cinquantina di “amici” di Fini o di stanchi di Bossi. Farebbe più o meno 320/330 contro 22o berlusconiani e 60 leghisti, 280 in tutto. Matematico, geometrico. E anche e soprattutto favoloso. Nel senso che è una favola senza rapporto con la realtà.

Certo, buoni motivi per fare un’altra maggioranza senza la Lega ce ne sarebbero, eccome. Bossi, Maroni e Calderoli, ministri del governo della Repubblica italiana, sono freschi dall’aver additato alle masse l’obiettivo: “La Padania, uno Stato libero e indipendente”. Indipendente dall’Italia, libero per via di secessione. Sarebbe un motivo più che sufficiente perchè il resto dell’Italia politica e civile facesse in modo che la Lega si accomodasse più in là, fuori dal governo del paese contro cui si ribella. un’opinione pubblica non cloroformizzata e uno Stato non ridotto a fantasma di se stesso avrebbe questa minima reazione di sopravvivenza. Ma la Lega è corpo unico con Berlusconi e Forza Italia, non è solo un’alleanza di governo, è una comunione culturale e di intenti. Berlusconi non mollerà la Lega e i milioni di italiani che votano Berlusconi non molleranno nè l’uno nè l’altro. Una maggioranza senza la Lega vuol dire una maggioranza senza Berlusconi e questo oggi in Italia non c’è Parlamento o coropo elettorale che lo voglia. E se Bossi, Calderoli e Maroni, ministri di uno Stato dal quale vogliono staccarsi, lo sbattono in faccia alla maggioranza degli italiani, altra maggioranza politica che faccia pagare loro il prezzo non c’è. Si possono permettere anche di “battezzare” bambini con l’acqua del “dio eridanio”, la cattolicissima Chiesa italiana fa finta sia folklore.

E i “cinquanta” di Fini? Quelli che dovrebbero essere il nucleo, la truppa scelta, la classe dirigente della destra delle regole e dell’ordine? ammesso e non concesso che siano cinquanta, sanno che una destra di questo tipo in Italia è sempre stata minoranza. Anche oggi, privata e orfana del populismo securitario della Lega e del fascino berlusconiano, la destra “repubblicana” all’europea, la destra dei diritti e dei doveri raccoglierebbe al massimo un terzo dei consensi che raccoglie il centro destra della libertà di fare ognuno come gli pare. I “cinquanta” sono una conta, un gioco da Transatlantico, da corridoio di Montecitorio, non sono un progetto e neanche una realtà politica. Tanto meno sociale.

E l’Udc di Casini? Irrobustita da qualche insofferente di Bersani segretario Pd, raggiunta da Rutelli alla fine del suo libro il cui finale è per ora tenuto segreto? Raccordata, nell’azione se non nell’organizzazione, con la suddetta destra repubblicana di Fini? Un buon porto di attesa che passi la lunga nottata, un porto però dal quale non si può uscire in mare aperto perchè la nave è piccola e l’equipaggio resta scarso.

Bossi e Berlusconi non si dividono, anzi sono sempre più la stessa cosa. Nel paese si corrode e consuma, almeno un po’, la stima per Berlusconi ma questo non intacca i consensi elettorali. Sarà pure un inconsueto paese, ma è un paese fatto così. Fini pensa e parla, in scienza e coscienza, a futura memoria. Forse meglio di molti altri sa che il presente è tutto di Berlusconi e del berlusconismo. Quindi dal presente si allontana, altra strategia non c’è. Mai, nel paese e in Parlamento, i “cinquanta” si sommeranno con i 216 del Pd che tra loro si dividerebbero, con i 36 e i 26…

Un’altra maggioranza non c’è, alle Camere e nell’elettorato. E’ una notizia sicura. E non è una buona notizia.