Soldi all’editoria: tornano per i giornali, tolti alle radio private, protestano Siddi e Suraci

Pubblicato il 25 Febbraio 2010 - 19:53 OLTRE 6 MESI FA

Franco Siddi

La legge Milleproroghe avrà effetti anche sull’editoria ma non in modo uguale: consoliderà, almeno per un anno, la situazione della carta stampata mentre toglierà parecchio denaro alle radio private.

La legge che oggi 25 febbraio è uscita da Palazzo Madama, conferma il diritto soggettivo ai contributi per i giornali di partito, non profit e le cooperative, ma che prevede, invece, i tagli alle emittenti locali e nazionali dei fondi per le spese elettriche e per gli abbonamenti alle agenzie; i tagli del 50% alle risorse dell’editoria all’estero, la riduzione di 4 milioni di euro per le radio locali e infine tagli anche per i giornali delle associazioni di consumatori.

In sintesi si toglie da una parte per dare all’altra. Le nuove regole hanno provocato vivaci reazioni dal mondo delle radio. Lorenzo Suraci, presidente di Rtl 102.5, uno dei più importanti editori radiofonici italiani ha detto: «Reintrodurre, in poche ore i finanziamenti cancellati ai giornali di partito togliendoli a tutto il settore radiofonico sia nazionale sia locale meriterebbe un chiarimento».

Franco Siddi, , segretario della Federazione della stampa, il sindacato dei giornalisti, ha detto: «Non si possono fare figli e figliastri e non si può rimediare a un danno facendone un altro, soprattutto verso chi è in un polo più debole di quanto non siano già i giornali di idea o di partito. La cosa più fastidiosa è che la politica in qualche modo tutela se stessa».

La perdita dei contributi comporta rischi per l’occupazione. Sottolinea Siddi: «Nell’emittenza locale abbiamo circa 2.000 occupati con contratti regolari, il grosso è nel settore tv, ma ce ne sono alcune centinaia nelle radio, che sono numerosissime e spesso con uno o due dipendenti; non per questo però sono meno meritevoli delle realtà più grandi. Tutti i lavoratori hanno gli stessi diritti».

La senatrice Adriana Poli Bortone, candidata di destra alla presidenza della Regione Puglia parla di  “un periodo delicatissimo per la sopravvivenza stessa di molte aziende del nostro Paese: il governo taglia una parte cospicua delle risorse destinate alle imprese editoriali del settore radiotelevisivo e mette in seria difficoltà anche gli editori delle agenzie, con una ripercussione inevitabile e gravissima sull’occupazione».

Anche Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc, si schiera contro il provvedimento. Le emittenti locali rappresentano una grande risorsa per il nostro Paese, «per la capacità che hanno di raggiungere ogni cittadino d’Italia e per il successo che riscuotono in tutte le età e fasce sociali. Si faccia il possibile per evitare tagli che rischierebbero di privare alla lunga i cittadini di questi insostituibili punti di riferimento informativi e di intrattenimento».