Regionali: Polverini strappa il Lazio al centrosinistra

Renata Polverini

Esulta e balla in piazza del Popolo Renata Polverini, festeggiando una vittoria incerta fino all’ultimo. Dopo una giornata al cardiopalma, con un continuo testa a testa con Emma Bonino all’1 di notte tre il 29 e il 30 marzo il dato è ormai chiaro: l’ex sindacalista ha vinto con il 50,7% per la candidata del centrodestra e 48,8% per la Radicale.

Il Lazio si conferma così, con il Piermonte, l’ago della bilancia di queste elezioni. E” anche la Regione che ha avuto la più alta percentuale di astensionismo.

Il centrodestra è dunque riuscito a vincere e convincere, nonostante il caos liste che ha riempito gran parte della campagna elettorale. La campagna inaugurata da Berlusconi della lotta dell’ “amore contro l’odio” si è rivelata vincente. Un risultato tutt’altro che scontato, visto che fino all’ultimo i sondaggi davano le due candidate principali appaiate nei numeri.

Il centrodestra, orfano della lista provinciale del Pdl di Roma, ha comunque ottenuto la maggioranza dei voti, anche grazie all’appoggio dell’Udc che si è rivelato, come da pronostico, fondamentale con il 5,8% delle preferenze.

La sinistra, al contrario, ha pagato lo scotto di una sanità sempre più aggravata, del caso Marrazzo e del monito del cardinale Angelo Bagnasco che a una settimana dalle elezioni ha invitato i cattolici a non votare per chi sostiene l’aborto.

I problemi della Regione sono: la sanità, la disoccupazione, il turismo in calo e i costi della politica.

La sanità laziale è commissarriata e rappresenta, da sola, il 60% del deficit sanitario nazionale. Il rosso di dieci miliardi di euro è stato ripianato da Marrazzo con un un mutuo trentennale che costa alla comunità una rata di 310 milioni di euro all’anno. Oltre al debito, c’è un disavanzo che sfiora il miliardo e mezzo e il Lazio è la regione che spende di più per la sanità di ogni cittadino.

Nel centro Italia il Lazio è la regione che ha reagito peggio alla crisi economica ed è tra le più povere, seconda solo alla Calabria per la percentuale di famiglie in difficioltà (21% nel 2008).

Qui i costi della politica sono altissimi. Il presidente e gli assessori prendono stipendi che sono quasi il doppio di quelli dei loro omologhi delle regioni “virtuose” come l’Umbria.

Sempre meno turisti visitano il Lazio. Negli ultimi anni la regione ha perso tantissimi visitatori, soprattutto per mancanza di iniziative e di strutture adeguate, posizionandosi agli ultimi posti della classifica nazionale per numero di presenze.

Scheda della Regione. Nel 2005 era stato il centrosinistra a vincere con Piero Marrazzo con il 50,7% contro il 47,7% del presidente uscente Francesco Storace. Quest’anno la sfida nel Lazio è stata tutta al femminile: Emma Bonino per il centrosinistra contro Renata Polverini per il centrodestra, appoggiata anche dall’Udc. Nella corsa si è aggiunta anche Marzia Marzioli, sostenuta dalla lista civica Rete dei cittadini.

Le parole d’ordine della campagna elettorale sono state trasparenza e legalità per la Bonino; sanità e famiglia per Polverini; l’ecologia e i rifiuti per la ‘Rete dei Cittadini’, Marzia Marzoli: sono i capisaldi del programma elettorale delle tre sfidanti.

Il centrosinistra si è avvicinato alle elezioni dopo alcuni mesi di tensioni interne sulla candidatura della Bonino, con la defezione nel Pd dei cattolici Renzo Lusetti, Enzo Carra, Paola Binetti e con la campagna avversa del Vaticano che per bocca del cardinal Bertone ha invitato i cattolici a «non votare per chi vuole l’aborto».

In casa Pdl a condizionare pesantemente la campagna elettorale è stato il caos liste scoppiato a fine febbraio e la successiva possibilità di un rinvio delle elezioni. Inizialmente erano state escluse dalle elezioni la lista del Pdl della provincia di Roma, il listino collegato a Renata Polverini e la lista civica “Renata Polverini presidente”. Dopo sentenze e ricorsi al Tar, a rimanere fuori dalle elezioni è stata la lista del Pdl di Roma e provincia. A salvarla non sono bastati nè la manifestazione di piazza Farnese organizzata il 4 marzo dalla Polverini, nè il decreto “salvaliste” varato dal governo il 5 marzo, nè la manifestazione del Pdl dell’ “amore contro l’odio” a piazza San Giovanni.

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