Elezioni regionali: Pdl tra le polemiche su alleanze con Udc

Pubblicato il 19 Gennaio 2010 - 12:04 OLTRE 6 MESI FA

Continua la bagarre, tutta interna alla maggioranza, sulle candidature regionali. Dopo le esternazioni di Silvio Berlusconi e soprattutto di Umberto Bossi riguardo alle intese con l’Udc, i falchi e le colombe del Pdl si scaldano.

Tra chi, come il ministro per l’Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, teme che si ritorni ai vecchi equilibri del 1994 e chi, come il ministro delle Politiche eruopee Andrea Ronchi, lancia un monito: sganciarsi dalla Lega ed evitare le crociate contro l’Udc.

Siamo sempre sullo stesso punto. Le due anime del Pdl che si scontrano e nelle fasi più concitate del dialogo, come un periodo pre elettorale, si dividono. Un ministro ex Dc vicino a Berlusconi e un altro della corrente opposta, considerato un fedelissimo di Gianfranco Fini.

Rotondi. Dice di sentirsi come se fosse stato catapultato indietro nel tempo, al 1994 e agli equilibri (o squilibri) politici che c’erano all’epoca. Al Nord «che finirà alla Lega, la destra che la farà da padrona al Sud con, al centro, il Ppi di Martinazzoli», leggi, l’antenato di Pier Ferdinando Casini.

Gianfranco Rotondi, in un’intervista a La Stampa, si dice sfiduciato da questo Pdl che non c’è e che, non solo non ha mutato gli orientamenti del ’94, ma che «archivia il berlusconismo anziché perpetuarlo». Quanto all’Udc la definisce il Ppi di Martinazzoli dei giorni d’oggi, una «grande protagonista del commercio pre-elettorale».

Ronchi. Dall’altra parte c’è Ronchi che, di area finiana, non gradisce che la Lega alzi la voce scardinando le decisioni prese all’interno del Pdl. Prima tra tutte quella dell’alleanza con l’Udc.

«Occorre sagacia – dice il ministro in un’intervista a La Repubblica – le crociate contro Casini non servono a nessuno. Il Pdl deve trovare una strada indipendente dal Carroccio, altrimenti sarà sempre a rimorchio».

«Nessuno discute l’alleanza con Bossi – spiega Ronchi -, ma non dobbiamo dare l’impressione che la Lega sia la locomotiva e noi i vagoni che seguono».

Ad aggravare la tensione già esistente ci pensano Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro che sul “Giornale” e su “Libero” attaccano l’Udc.

«Se fossi Berlusconi – scrive Feltri – direi al leader dell’Udc: grazie per l’offerta di collaborazione, ma preferisco farne a meno. Non per altro è umiliante per una grande forza imbarcarsi in trattative estenuanti con un “nanetto” (rubo il termine al politologo Sartori) la cui preoccupazione è unicamente quella di strappare posti in cambio di suffragi».

«Berlusconi – aggiunge Feltri – se i sondaggi sono attendibili, è in una posizione privilegiata rispetto al suo principale competitor: ha i numeri per vincere con l’attuale coalizione di governo; Casini è superfluo ai fini della conquista delle regioni conquistabili. L’operazione isolamento dell’Udc, costretta ad appiattirsi sulla sinistra, comporterebbe il vantaggio di semplificare il quadro politico».