Il Giornale accusa: “Le tasse sarebbero triplicate con gli emendamenti del Pd al federalismo”

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Pier Luigi Bersani

ROMA – Oggi il Pd accusa la maggioranza di “sovraccaricare” di tasse gli italiani con il federalismo fiscale, ma, scrive Il Giornale, se fossero passati gli emendamenti dell’opposizione, la pressione fiscale sarebbe “triplicata”. L’articolo sul quotidiano diretto da Alessandro Sallusti è stato scritto da Paolo Bracalini.

Bracalini fa una serie di esempi, citando un dossier che sarebbe stato realizzato dalla Lega: “L’onorevole Francesco Boccia («con questo federalismo aumentano il centralismo e le tasse», ha detto più volte) è l’autore dell’emendamento n. 23 che proponeva una cedolare secca sugli affitti al 23%, rispetto al 21% fissato dal testo della maggioranza. Questo 2% in più di tasse si sarebbe tradotto in 578 milioni di euro in più (ma di prelievo fiscale) per i proprietari di case in affitto”.

Anche il senatore Paolo Stradiotto, prosegue Bracalini, ha proposto due emendamenti: “Nel primo si parlava di una componente aggiuntiva dell’Imu (l’imposta municipale che assorbe la vecchia Ici sulla seconda casa e l’Irpef) da 20 a 150 euro per immobile. Siccome ogni imposta ha una sua valutazione d’impatto nella relazione tecnica degli uffici legislativi del Parlamento, si calcola che questo surplus democratico sarebbe costato fino a 8,9 miliardi di euro di incremento fiscale. Sempre Stradiotto, nell’emendamento n. 64, aveva proposto una nuova imposta, cioè un «canone municipale facoltativo per la manutenzione di spazi e fabbricati pubblici»”.

Altri interventi descritti da Bracalini sono “targati” Walter Vitali (“con l’adeguamento all’inflazione proposto da Vitali si sarebbero recuperati circa 2,2 miliardi i euro, tra Irpef e Ici. Ma sempre dalle tasche dei contribuenti”) e Antonio Misiani: “Lui aveva avuto due idee. La prima era di fissare l’aliquota dell’Imu non al 7,6 per mille, ma all’8,5 per mille. Non solo, Misiani ha anche proposto (con l’emendamento n. 56) un «contributo di soggiorno fino a 10 euro». Vale a dire una tassa di scopo, come quella introdotta dalla maggioranza, ma con due differenze. Quella del Pd non è facoltativa ma obbligatoria. Secondo: il decreto passato in Parlamento fissa il limite massimo (facoltativo) a disposizione dei sindaci in 5 euro a persona, quello di Misiani arrivava al doppio”.

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