I figli avranno pensione da fame. Tutto mangiato dai padri cavallette

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 7 Luglio 2011 - 16:42 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Su “L’Unità”, fino a prova contraria giornale di sinistra, è apparso il 28 giugno un’editoriale firmato da Loretta Napoleoni, fino a prova contraria economista di sinistra, molto di sinistra. Si sosteneva in buona sostanza che l’Italia e gli italiani non devono impiccarsi a ridurre e ripagare il debito pubblico nazionale, devono invece “ripudiarlo” questo debito contratto dalla finanza e non dal popolo, quindi uscire dall’euro e dall’Europa e smetterla di obbedire ai mercati finanziari. A margine e contorno, ma non tanto, della domenica di scontri intorno ai cantieri della Tav, Beppe Grillo ha sostenuto che “il futuro è in merci che viaggiano più lente e in una regionalizzazione dell’economia”. Fuochi d’artificio di un conversare e polemizzar disinvolto o punte emergenti di un vasto e profondo pensare? La seconda che hai detto, direbbe Corrado Guzzanti. La seconda ipotesi è quella vera: più militante, alternativa e combattiva è e più la sinistra sogna di spezzare le catene del presente per rifugiarsi nel “sol del… passato”.

La sinistra di Vendola e della Fiom, la sinistra dei “movimenti”, buona parte della gente di sinistra e parte rilevante della sinistra sindacale e politica, dentro la Cgil e dentro il Pd, non accetta e non tollera il presente e il reale. Si dice e si vuole anti “globale” e pure anti capitalista almeno nella forma “degenerata” del turbo capitalismo finanziario. E, per battere globalizzazione e finanza “ripudia” il debito pubblico e le sue conseguenze. Di fatto propone un ritorno ad un’economia mondiale, o almeno nazionale, in cui i debiti non si pagano mai perché si rinnovano sempre, di generazione in generazione. Pagare il debito è “macelleria sociale”, quindi debito eterno: questa e non altra è la ricetta, il rifugio, l’alternativa, la speranza.

Fine debito mai e mondo rallentato: gli alimenti a chilometri zero alla Carlo Petrini, ibrido tra il recupero della vecchia e sana agricoltura e le brioches in mancanza di pane di Maria Antonietta, stop alla biochimica, alla biotecnologia, ai treni veloci, alle autostrade, ai grandi porti, alle infrastrutture inutili”. Diffidenza verso la scienza che produce Frankenstein, sospetto verso la tecnologia sempre inquinata dalle “multinazionali”. Fosse solo una torsione culturale quella per cui il pensar di sinistra nell’occidente ricco e in crisi si fa pensar statico-conservatore, la questione riguarderebbe la pur importante storia delle idee e delle culture.