Fini non vuole far cadere il governo ma indietro non torna: “Il Pdl non c’è più”

Pubblicato il 5 Settembre 2010 - 20:34 OLTRE 6 MESI FA

Gianfranco Fini

Il dato politico rilevante c’è: Fini non ha intenzione di prendersi la responsabilità della fine di questa legislatura, il governo non cadrà a causa di Futuro e libertà: la proposta è quella di un ‘patto di legislatura’ fino al 2013.

Non solo, perché Fini lancia un’altra rassicuazione a Berlusconi: Fli non si opporrà al Lodo Alfano costituzionale. Nessuna impunità a oltranza, ribadisce, ma ripete l’appoggio a una legge che consenta al premier di governare: “Pensare a scorciatoie giudiziarie per toglierlo di mezzo è una lesione del voto elettorale. Non l’impunità, ma la sospensione dei processi”.

Fatti salvi questi due punti il discorso di Fini è pieno di accuse al premier, le stesse già ripetute a partire dal 29 luglio scorso, quando con un documento venne mandato via dal Pdl. E proprio da lì parte il discorso del presidente della Camera, da quel 29 luglio. Fini dedica ampio tempo del suo intervento a quel giorno, con un tono che a tratti si fa aggressivo: “Solo nelle peggiori pagine dello stalinismo si può essere estromessi così”, e ancora “Siamo contro l’impunità a oltranza”, “contrari ai reati commessi dai colletti bianchi”.

E’ l’inizio di un nuovo partito, magari alternativo a Berlusconi e al Pdl? Fini non lo dice chiaramente e anzi ‘passa la palla’ a Berlusconi quando in sostanza dice: non siamo stati noi ad andarcene, ma siamo stati cacciati. E ora, senza i finiani, il progetto Pdl è semplicemente morto: “Il Pdl non c’è più. E’ finito il 29 luglio: ora c’è il partito del predellino, non il Pdl, ora c’è Forza Italia che si è allargata con qualche colonnello di An che ha solo cambiato generale e magari lo cambierebbe ancora se fosse necessario”. Una lettura che non lascia spiragli di apertura al rientro dei finiani.

Il resto è una dichiarazione programmatica che sembra strizzare l’occhio a Casini e a un modello di destra liberale. Non è un caso che tra i punti rilevanti individuati da Fini ci sia il quoziente familiare, tema da sempre caro al leader Udc. Non solo: Fini parla di giovani, lavoro, disoccupazione, nuova legge elettorale, di federalismo “equo”. Chiudendo, non a caso, con un argomento caro alla destra “tradizionalista”: la difesa delle Forze Armate, da sempre al servizio della ‘patria’, altra parola chiave dell’elettorato di destra.