Finiani divisi a un giorno dal voto, e Fini pensa a un “controdocumento”

Pubblicato il 28 Settembre 2010 - 13:14 OLTRE 6 MESI FA

Divisioni e rotture tra i finiani proprio alla vigilia del discorso in Aula di Silvio Berlusconi in cui il premier chiederà la fiducia alla Camera. Ieri Italo Bocchino aveva chiesto al Cavaliere un vertice di maggioranza ma da palazzo Grazioli non è arrivata nessuna risposta. Anzi. Berlusconi ha convocato un vertice a palazzo Grazioli per oggi alle 14, ma escludendo i finiani e convocando solo Pdl e Lega. Un vertice durante il quale verrà presumibilmente preparato il documento che il Cavaliere leggerà domani in Aula e su cui chiederà il voto della Camera. Una mossa che ha irritato non poco i finiani, tanto che gli uomini vicini a Gianfranco Fini stanno pensando di preparare un “controdocumento” autonomo.

“Noi siamo ancora in attesa di essere consultati – afferma Benedetto Della Vedova – Oggi pomeriggio ci sarà un vertice del Pdl, spero ancora che sceglieranno il percorso intelligente, quello di coinvolgerci altrimenti è evidente che Fli non si può presentare ad un appuntamento così importante senza un proprio documento”.

Resta il fatto, però, che proprio la richiesta di Bocchino per un vertice di maggioranza ha creato la una spaccatura all’interno di Futuro e Libertà. Una divisione che potrebbe tornare utile al governo in cerca della “quadra” dei 316 voti per rimanere in vita.

Ma come mai ci sono delle divisioni all’interno del gruppo vicino a Gianfranco Fini? E’ la solita differenza di vedute tra “falchi” e “colombe”. I primi sono quelli come Bocchino, appunto, o Fabio Granata, che premono perché il Cavaliere riconosca in Fli la “terza gamba” della maggioranza e contemporaneamente accusano il premier di essere il regista se non l’autore del “dossieraggio” contro Fini. Dall’altra parte c’è  l’ala moderata dei finiani, tra cui spiccano Pasquale Viespoli, Roberto Menia, Silvano Moffa e Mario Baldassarri. I quattro, attraverso una nota, hanno preso le distanze da Bocchino esprimendo più di una perplessità per le posizioni espresse dal capogruppo. Vorrebbero trovare una mediazione con il Pdl abbassando i toni e non arrivando allo scontro armato.

In mezzo c’è lo stesso Fini, che chiede compattezza ai suoi: “Non mi faccio intimorire, stanno cercando di minare l’unità del gruppo dobbiamo essere compatti”, ha spiegato lunedì. Una compattezza che, però, è difficile da mantenere. Mario Baldassarri per esempio si dissocia apertamente dalle parole pronunciate da Bocchino e, in un’intervista a Libero, spiega: “È assolutamente lecito parlare a titolo personale, ma se si parla a nome di un gruppo bisogna sentire il gruppo. Da una parte e dell’altra hanno agito gruppi di falchi che nelle ultime settimane ho visto trasformarsi in avvoltoi che a tutti i costi vogliono un cadavere. A me non piace essere né falco, né avvoltoio. Preferirei che ci fossero un po’ più di aquile, persone che sappiano guardare in alto e lontano. Adesso deve emergere il senso di responsabilità”.

E le differenze di vedute all’interno di Fli vengono messe in luce anche da Alessandro Campi, il direttore scientifico di FareFuturo, che in un’intervista al “Foglio” chiede le dimissioni di Fini da presidente della Camera. “Se Gianfranco Fini vuole prendere sul serio se stesso e quello che ha detto in questi anni – dice Campi – dovrebbe abbandonare il limbo dei Gruppi parlamentari che offre il fianco a chi lo accusa di oscure trame di Palazzo; dovrebbe fondare un proprio partito investendo tutto se stesso in questa operazione; dovrebbe di conseguenza dimettersi da presidente della Camera e non per le torbide e risibili accuse intorno a Montecarlo, ma per riacquistare libertà di tono e di movimento”.