La Fiom si mette alla testa di un movimento di opposizione politica, sociale e civile. Si appresta a portare in piazza, sabato, non meno di settecentomila persone per quella che si preannuncia essere la più grande manifestazione dei metalmeccanici di tutti i tempi. E che si chiuderà con l’ultimo discorso di Guglielmo Epifani da segretario della Cgil a piazza San Giovanni. Se dal punto di vista sindacale sembra essersi indebolita, la Fiom riesce a portare in piazza, insieme, tutte quelle opposizioni “di sinistra” che da tempo non riescono a dialogare tra loro.
Ci sarà il Pd, pur con i tanti distinguo e nessuna adesione formale (Pier Luigi Bersani comunque non ci sarà), ci saranno i centri sociali, ci sarà la sinistra “radicale”, il Popolo viola, i movimenti contro la privatizzazione dell’acqua agli intellettuali vicini alla rivista MicroMega. Filo comune che li unisce è la difesa delle regole democratiche, come recita lo slogan della manifestazione “per dire sì ai diritti, no ai ricatti. Il lavoro è un bene comune”. “L’intesa separata sulla derogabilità del contratto nazionale – ha detto ieri il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini – rappresenta uno strappo democratico inaccettabile, un attacco ai diritti senza precedenti”.