Decreto Bondi, protesta e teatri chiusi contro la riforma delle fondazioni liriche

Pubblicato il 22 Giugno 2010 - 21:43 OLTRE 6 MESI FA

Teatro la Scala a Milano

Mentre alla Camera inizia il dibattito sul decreto di riforma delle fondazioni liriche, va in scena dalle piazze la protesta degli artisti. Sciopero nazionale e teatri chiusi, questa sera, salta anche il concerto di chiusura del Maggio Fiorentino.

Se il decreto diventa legge, annunciano i sindacati, la protesta arriverà a bloccare la stagione estiva, quella più frequentata anche dai turisti, da Caracalla a Verona, San Carlo, Santa Cecilia. E metterà a rischio anche la tournee della Scala. A Venezia i musicisti della Fenice suonano e danzano in corteo per le calli, a Milano gli artisti della Scala annunciano un nuovo sciopero per domani sera e si chiudono in assemblea permanente. L’appuntamento più atteso è nella capitale, con un presidio convocato davanti al ministero dei beni culturali, per il primo pomeriggio. Cielo nero come le magliette dei manifestanti – l’idea è del Lirico di Cagliari che ha mandato una folta delegazione – dalle quali il volto drammatico della Callas invita a “non zittire la cultura”. Nel piccolo slargo del Collegio Romano, si affollano per un paio d’ore, musicisti, cantanti e ballerini dell’Opera di Roma e dell’Accademia di Santa Cecilia.

Ci sono anche rappresentanti del Maggio Fiorentino armati di Vuvuzelas tricolore, artisti del San Carlo di Napoli, del Lirico di Cagliari. “Prima bruciavano i libri, ora chiudono i teatri”, si legge su un grande striscione adagiato in terra proprio davanti al portone del ministero guidato da Bondi. Niente strumenti questa volta, “non ci è sembrato il caso, per la cultura con il decreto sono giornate di lutto”, spiega il vicesegretario provinciale fials, Lorella Pieralli. Una delegazione di sindacalisti sale negli uffici del ministero per un incontro con i funzionari. Esce poco più tardi, decisamente delusa: “ragazzi ci stanno prendendo in giro”, scuote la testa Carlo Tarlini, Cgil. Il tempo di intonare un battagliero ‘Fratelli d’Italia”, con il regista Citto Maselli in prima fila accanto ai cantanti professionisti. Poi il sit si scioglie, ma é solo una finta.

Arrivano Emilia de Biasi (pd) e Giuseppe Giulietti (art21) con le ultime notizie sul voto del decreto. Il governo, pare intenzionato a mettere la fiducia, anticipano i parlamentari, “mai visto governo che mette la fiducia anche sulla lirica”, ironizza De Biasi. L’opposizione, annunciano, sarà durissima. Drastico anche l’Idv, con Pierfelice Zazzera, “faremo di tutto perché il decreto venga bocciato in aula e si possa finalmente aprire un serio dibattito”, dice. Intanto, l’Aula della Camera ha bocciato anche le pregiudiziali di inconstituzionalità. In piazza riprendono i cori. L’inno di Mameli, l’Aida infine la celeberrima aria del Rigoletto, con il testo ‘adattato’ alla situazione. “Cortigiani vil razza dannata/ per qual prezzo vendeste nostr’arte/ a voi nulla per l’oro sconviene la cultura impagabil tesoro”.