Cultura. Carandini se ne va: “Una parte del Paese affonda su se stessa”

Pubblicato il 15 Marzo 2011 - 13:42 OLTRE 6 MESI FA

Andrea Carandini

ROMA – Andrea Carandini spiega in un intervento pubblicato sul Corriere della Sera le sue dimissioni da presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, definendo ”inaccettabili” i tagli alla cultura e puntando il dito contro una ”parte rilevante della Repubblica che affonda se stessa”.”Ci stiamo allontanando dalla Patria, anche quella visibile fatta di paesaggio, storia e arte. Rischiamo di perderla e non sono passate neppure cinque generazioni dalla fondazione dello Stato italiano”, ha detto.

Poi i tagli: ”Nel marzo del 2009 – afferma – il Ministero poteva contare su 155 milioni di euro per la tutela, cifra già allarmante, che per essere giudicata va comparata con la somma che l’istituzione era ed è in grado di spendere: circa 450 milioni l’anno in media per il 2005-2010”. L’archeologo confida quindi di aver sperato ”quantomeno in una assenza di tagli”, che invece ”sono stati sempre più duri”.

”Il ministro Sandro Bondi – sottolinea – è stato colpito, prima ancora che dall’opposizione, dal governo e dallo stesso partito di cui è il coordinatore nazionale. Governo che ha risposto alle reiterate richieste con altrettanti dinieghi, compresa una domanda di personale in favore di Pompei”.

La conclusione di Carandini è amara: ”nella politica italiana hanno vinto, da ultimo e finora, gli avversari della cultura e dei beni culturali che, non potendo abolire il Ministero, sono riusciti a deprivarlo di uomini e mezzi per neutralizzarlo”. In un colloquio con la Stampa e in un’intervista al Sole 24 Ore, Carandini sottolinea che i tagli ”non sono affatto orizzontali” e l’atteggiamento del ministro Tremonti ”è quello di tagliare in modo sbieco e un po’ sospetto”. Un ripensamento? ”Solo se arriva un nuovo ministro e riesce realmente a cambiare questa situazione. Ma non può trattarsi di un Bondi-bis”.