Consulenze moglie Grilli: problema di ricattabilità nel governo moralizzatore?

Pubblicato il 5 Ottobre 2012 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA
Vittorio Grilli

ROMA – La presunta consulenza “inutile” alla ex moglie del ministro Grilli è un macigno nell’azione moralizzatrice del Governo Monti? Quello che è sicuro è che l’audio della registrazione tra il presidente di Finmeccanica Orsi e l’ex presidente Ior Gotti Tedeschi intercettati al telefono è stata ascoltata in prima serata alla trasmissione Piazza Pulita, dopo che anche su un’altra questione riguardante il ministro (le telefonate con Ponzellini)  si è intensificata l’attenzione dei grandi giornali.

Nella stessa giornata l’opinione pubblica ha visto il presidente del Consiglio Monti gonfiare il petto e a agitare “la scure contro l’Italia dei festini inqualificabili” che indignano i cittadini, prima di ascoltare la registrazione in cui qualcuno (Orsi) dichiarava di “aver sistemato la moglie di Grilli”, cioè di un  pezzo da 90 del suo Governo. Nel governo cioè che ha appena licenziato l’ambizioso provvedimento “trasforma-Italia”, già definito “anti Batman”, c’è qualche membro a rischio “ricattabilità”, come pure si sostiene nelle intercettazioni?

Cosa avvenne il 23 maggio scorso? Il presidente Finmeccanica Orsi e l’ex presidente dello Ior sono al telefono ma non sanno di essere intercettati: a un certo punto parlano della ex moglie americana di Grilli, delle sue difficoltà da imprenditrice, delle “consulenze inutili” che il capo di Finmeccanica le avrebbe procurato per “sistemare le cose”, facendo un favore al ministro. Gotti, che ha confermato ai magistrati il contenuto della telefonata, chiede all’interlocutore: “Pensi che lui sia ricattabile per questo?” alludendo ai guai imprenditoriali della signora. “No, no, no, gli ho sistemato la cosa” risponde  Orsi, riferendosi alle “consulenze inutili” affidatele tramite Finmeccanica.

Se questa faccenda provoca malumore e fastidio al ministro Grilli che nega consulenze e interessamenti, ce ne è un’altra forse ancora più imbarazzante che lo riguarda, le sue conversazioni al telefono con l’ex presidente della Popolare di Milano, per la quale perfino dalle colonne del Sole 24 Ore lo hanno invitato a spiegare, a chiarire senza trincerarsi dietro un silenzio assordante, rotto solo per minimizzare la portata di colloqui privati a carattere informale. Il fatto è che l’allora direttore generale del Tesoro chiedeva aiuto al potente Ponzellini prima che fosse arrestato, per ingraziarsi o perlomeno verificare la posizione di Bersani per la sua ascesa a governatore della Banca d’Italia.

Come ha ripetuto Luigi Zingales sul Sole 24 Ore, non c’entra la sia pur poco edificante ma umanissima ricerca di sponde e raccomandazioni per far carriera. C’entra, e va spiegato bene, il fatto che la Banca Popolare di Milano fosse sotto la sferza della Banca d’Italia per ammanchi, buchi di bilancio, allegri bilanci ecc…C’entra che il potenziale controllore (ancorché direttore generale al Tesoro) nella qualità di candidato alla carica di governatore in Banca d’Italia chiedeva favori a un controllato, la stessa Bpm guidata da un personaggio che sarebbe finito agli arresti domiciliari poco tempo dopo. Un macigno, appunto, per i moralizzatori con il vizio (non è la prima volta che Monti lo dice) di cambiare gli italiani, di “trasformarli” per decreto. Come titola maligno Il Fatto del 5 ottobre, “La vecchia Italia rubava. I tecnici sistemano”?