Il racconto del trans Natali: “Ero con Marrazzo, poi sono arrivati i carabinieri”

natalie_transEra pomeriggio, il trans Natali era con Piero Marrazzo nell’appartamento di via Gradoli. Interrogata dagli inquirenti la brasiliana racconta: «Era fine giugno tra le 15 e le 17. Io ero con Piero e ad un certo punto sono arrivati due carabinieri in borghese, Carlo e Luciano. Hanno bussato, credevo fosse una mia amica».

«Avevo detto a loro  che non avevo clienti ma Carlo e Luciano sono entrati dicendomi che ero con qualcuno che a loro interessava molto vedere», si legge nel verbale depositato agli atti del Riesame.

«Piero stava nella stanza era in mutande bianche. Loro mi hanno obbligato ad uscire sul balcone. Ero lì fuori e si sono parlati per circa venti minuti. Poi sono tornata nella stanza e ho sentito che minacciavano Piero dicendo che se lo avessero portato in caserma lo avrebbero rovinato dato che stava con un transessuale. Ho sentito che uno dei due voleva cinquantamila euro, ed altri cinquantamila li voleva l’altro ma Piero non aveva quei soldi», continua il trans.

Dopo la versione di Natali, resta il mistero del video incriminato: chi lo ha girato? Le versioni sono contrastanti.

I carabinieri sostengono che Gianguerino Cafasso, il tossicodipendente morto a settembre, abbia consegnato loro il filmato, ma il suo legale smentisce.

«Cafasso  mi disse che quel video gli era stato dato dai carabinieri e che il suo compito era quello di commercializzarlo».

I carabienieri «ed in particolare Luciano Simeone, mi hanno dato versioni diverse sull’origine del video. Una volta mi ha detto che glielo aveva dato un trans di loro conoscenza, poi il ‘pappone’ dei trans che lo aveva girato. In un’occasione, addirittura, Luciano mi aveva fatto capire, senza dirmelo esplicitamente, che lo aveva girato lui», spiega il fotografo Max Scarfone.

Antonio Tamburrino, uno dei carabinieri arrestati, spiega che sentì Simeone dire «che era stato girato da un altro transessuale il quale lo aveva poi consegnato a loro».

Carlo Tagliente invece sostiene che Cafasso li contattò per avvisarli di un festino con trans in via Gradoli e che poi trovarono lì anche Marrazzo. Quindici giorni dopo richiamò Cafasso per «dirci che era venuto in possesso, senza specificare come, di un video che ritraeva Marrazzo mentre si trovava in compagnia di un trans in atteggiamenti ambigui».

Simeone nega qualsiasi coinvolgimento: «Non so chi abbia fatto il video, so solo che era a spezzoni ed era molto mosso».

Carlo Tagliente, Luciano Simeone, Antonio Tamburrino e Nicola Testini resteranno in carcere molto probabilmente, il 4 novembre sarà formalizzato il no alla scarcerazione dei militari,  nell’udienza del Tribunale del riesame .

Intanto i carabinieri verrano riascoltati dai pm, insieme a un quinto collega, Donato D’Autilia, indagato per ricettazione e in passato accusato di pedofilia.

Appena le sue condizioni di salute lo consentiranno anche l’ex governatore del Lazio verrà sentito dagli inquirenti.

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