Intercettazioni, il testo “blindato” da Berlusconi va in Senato: governo verso la fiducia. Casini voterà no

Dopo un martedì intenso per quella che da più fronti viene definita legge bavaglio, siamo a un nuovo round. Il governo va verso la fiducia in Senato sul disegno di legge intercettazioni: l’Assemblea di Palazzo Madama è convocata per il pomeriggio di mercoledì. La Commissione Giustizia del Senato è tornata a riunirsi per esaminare i 12 emendamenti presentati dal relatore Roberto Centaro al ddl, ma non si voterà nessun sub-emendamento fino alle ore 13,30. Inizialmente gli emendamenti erano 13, poi Centaro ne ha ritirato uno. Si tratta della proposta di modifica che riscriveva “meglio” la norma relativa agli atti sessuali con i minori. “Siccome tutta quella parte è stata espunta dal provvedimento – spiega il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli – Centaro ha deciso di ritirare il proprio emendamento.

Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini ha spiegato che lui ed i suoi voteranno no: “Il Parlamento non rilascia timbri e spero che il governo non metta la fiducia” ma “é chiaro che il nostro voto è contrario”. “Questa legge così ancora non va e serve un dibattito ampio – dice Casini – per rafforzare il senso della legalità e il ruolo della stampa”.

Ieri il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha “blindato” il testo e alla Camera, insomma, non si tocca più niente, mentre il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha preferito restare a guardare, attendendo il testo finale, senza esprimere alcun giudizio di merito.

Per il presidente della Repubblica i problemi del testo sono più di uno, come ha detto il 2 giugno scorso, a cominciare dalla garanzia delle libertà di stampa, d’indagine e del rispetto della dignità e della privatezza delle persone.

Per accelerare i tempi e andare al voto di fiducia della maggioranza viene tolta la ‘vacatio legis’ di 30 giorni (prevista nelle bozze degli emendamenti) proprio perché sarebbe difficile giustificare il ricorso alla ‘procedura d’urgenza’ se si possono attendere addirittura 30 giorni per l’entrata in vigore della norma. Quindi si sgombra il campo (togliendoli dal testo) da argomenti ’scomodi’ come le norme sulla pedofilia e quelle sul segreto di Stato che di fatto impedivano di intercettare gli “007″ e i terzi che ne parlavano.

Tra le novità delle 13 proposte di modifica, cambia il cosiddetto ‘emendamento Ghedini’: dopo i 75 giorni concessi per intercettare, si potranno prorogare gli ascolti di tre giorni in tre giorni (non più di 48 ore in 48 ore). Cambiano le intercettazioni ambientali: non si potranno fare in luoghi privati. E in tutti gli altri si disporranno solo se si pensa emergeranno nuovi elementi per l’indagine e se si potrà impedire la commissione di un nuovo reato. Ma i controlli non potranno durare più di tre giorni.

Sono confermate le sanzioni per gli editori: risponderanno anche della pubblicazione delle intercettazioni di cui è stata ordinata la distruzione (oltre che di quelle coperte da segreto perché non ancora concluse le indagini preliminari). E per loro la sanzione massima potrà arrivare ad oltre 450mila euro (dalle 100 alle 300 quote).

In tema di giustizia non ci saranno “automatismi” per la sostituzione del pubblico ministero che viola il segreto istruttorio o fa dichiarazioni sul procedimento perché sarà il capo dell’ufficio a decidere di volta in volta. Ad autorizzare le riprese di un procedimento dovrà poi essere il presidente della Corte d’Appello, anche in assenza del consenso delle parti interessate. Il ddl si applicherà ai processi in corso e per quelli per i quali sono già state autorizzate le intercettazioni si faranno ’salvi’ gli atti, ma, dal momento dell’entrata in vigore della legge, scatterà il limite dei 75 giorni prorogabili di tre in tre.

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