Intercettazioni, spiragli di trattativa: il Pdl cerca il compromesso con Napolitano e finiani, ma il “bavaglio” resta

Pubblicato il 8 Luglio 2010 - 11:58 OLTRE 6 MESI FA

Giulia Bongiorno

Sulle intercettazioni adesso si tratta. A meno di 24 ore dallo sciopero dei giornalisti in programma per venerdì 9 luglio, infatti, dal governo arrivano timidi segnali di apertura a rivedere, almeno in parte, il testo del disegno di legge. La prima crepa l’ha aperta il ministro degli Esteri Franco Frattini nel pomeriggio di mercoledì 7 giugno. Uscendo dal vertice ad alta tensione (anche per la presenza dei terremotati dell’Aquila che protestavano a pochi metri di distanza) di Palazzo Grazioli Frattini ha detto ai cronisti che “il testo non è la Bibbia”. Un’ovvietà che, però, apre il campo a diverse interpretazioni.

La seconda mossa del governo è stato lo spostamento di 24 ore del termine per presentare gli emendamenti al testo in commissione Giustizia. E’ il sintomo di una trattativa: per la prima volta, quindi, il Governo prenderà in esame i rilievi mossi dai finiani, prima tra tutti Giulia Bongiorno, che presiede la Commissione. A confrontarsi sul testo saranno proprio l’avvocato vicino a Fini e il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo. Sia chiaro: a muovere il Pdl non è la voglia di assecondare il presidente della Camera. Il punto è il Quirinale.

Qualche giorno fa, infatti, Giorgio Napolitano ha fatto presente di aver ben chiare “le criticità del testo” e Berlusconi ha tutto l’interesse ad arrivare ad una legge che possa essere firmata dal Colle senza strascichi ulteriori. Poi c’è il problema dell’opinione pubblica: la legge, così com’è non entusiasma neppure la maggioranza dell’elettorato di centrodestra ed arroccarsi a difesa rischia di essere una strategia suicida.

Dunque si tratta, ma su cosa? In realtà i punti oggetto di possibile revisione non sono moltissimi. Uno dei punti più controversi è il termine dei 75 giorni per la durata massima delle intercettazioni. I finiani lo vorrebbero aumentare ma il governo, a modo suo, ha già dato visto che in prima stesura i giorni erano solo 60. In questi ultimi giorni si è mormorato di un colpo di scena: termine aumentato fino a 120 giorni. Ma è uno scenario remoto.

Margine di trattativa più ampio sulle mini proroghe. Scaduto il termine delle intercettazioni, infatti, i magistrati possono richiedere una proroga ma, secondo il testo attuale, la richiesta va ripetuta ogni tre giorni. Possibile che il termine venga allargato fino a 7-10 giorni.  Si lavora anche a modifiche sulle intercettazioni ambientali e al divieto di piazzare cimici in luoghi “privati” come uffici e automobili degli indagati.

Per editori e giornali, invece, cambierà poco. Si studia una riduzione delle pene pecuniarie massime ma non di quelle minime. Soprattutto restano tutti i divieti di pubblicazione. Gli atti non coperti da segreto, quindi, potranno essere pubblicati solo “per riassunto”. Lo sciopero dei giornalisti è confermato.