Fuori dall’Aula se c’è l’Italia, la Lega farà il Grande Insulto?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 16 Marzo 2011 - 14:55| Aggiornato il 17 Marzo 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Tanti auguri Italia. Il nostro paese compie 150 anni e celebra la ricorrenza con una grande festa. Cerimonia al Vittoriano e solenne messa la mattina, il Nabucco di Verdi la sera e, in mezzo, la sessione a Camere riunite del Parlamento con l’intervento del Presidente Napolitano. Sulla lista degli invitati figura anche la Lega che in realtà, in quanto membro del Governo e del Parlamento, sarebbe titolare di uno “status” non solo di invitata, ma quasi di padrone di casa. Nonostante questo però ancora non si sa se la Lega parteciperà alla festa o darà “buca” all’Italia. Fuori dall’Aula se c’è l’Italia, la Lega farà il Grande Insulto?

A poco più di 24 ore dalla seduta a Camere riunite non è ancora dato sapere quale atteggiamento adotterà infatti la Lega. Al momento pare che Bossi e gli altri ministri leghisti saranno presenti in aula per ascoltare Napolitano, ma sarebbe stata lasciata “libertà di coscienza” a tutti gli altri parlamentari e quanto successo nei giorni scorsi lascia presagire la diffusa intenzione tra i banchi della Lega di disertare l’aula e snobbare così il Presidente della Repubblica e l’Italia stessa.

Ieri i consiglieri regionali lombardi della Lega Nord, come annunciato, non hanno partecipato all’esecuzione dell’Inno di Mameli che ha aperto la seduta dell’assemblea al Pirellone. In aula era presente solo (con cravatta e fazzolettino verde d’ordinanza) il presidente Davide Boni. Il quale, come lui stesso ha spiegato, ha “assicurato la presenza per il ruolo istituzionale ma con il cuore era fuori con gli altri”. Tutti gli altri leghisti, fra cui gli assessori e Renzo Bossi, sono rimasti alla bouvette a prendere un caffè e a fare colazione. Mentre risuonava l’inno nazionale, come imposto da una legge per i 150 anni dell’Unità d’Italia che solo il Carroccio non ha votato, tutti gli altri consiglieri regionali, invece, sono stati in piedi dietro i loro banchi, indossando chi una coccarda tricolore, chi una spilla o chi addirittura mostrando una bandiera italiana nel taschino della giacca, come l’assessore Romano La Russa. Cosa evidentemente non gradita allo stesso presidente Boni che ha commentato: “Oggi abbiamo raggiunto un livello di demagogia fuori da ogni portata, anche perché il sentimento di appartenenza all’Italia non avviene per imposizione.. Ho dovuto dare ordine di non sventolare tricolori: qualcuno pensava, forse, di entrare allo stadio. Credo che si sia superato il limite, siamo in un consiglio regionale e non allo stadio quando gioca la Nazionale”. Demagogia l’inno nazionale, quando il bue chiama cornuto l’asino…In aula per l’occasione anche il governatore Roberto Formigoni che ha cercato di smorzare le polemiche, nate anche in seno alla maggioranza con un flaccido: “Settanta secondi di Inno di Mameli non fanno male a nessuno, sono un simbolo importante di quello che siamo”. Stessa scena anche in consiglio provinciale a Milano con i banchi dei leghisti desolantemente vuoti. E dichiarazione d’intenti dei vari esponenti leghisti che rivendicano la loro posizione come Matteo Salvini che domani, 17 marzo, giorno dichiarato festivo dopo mille polemiche, ha promesso che sarà nel suo ufficio a lavorare e che anzi, porterà la sua scrivania in strada in modo che tutti possano vederlo. Demagogia…