Legittimo impedimento, giudici divisi: verdetto frutto di una mediazione

Pubblicato il 13 Gennaio 2011 - 18:43 OLTRE 6 MESI FA

La camera di consiglio della Corte costituzionale sul legittimo impedimento si è aperta stamane con la relazione del giudice Sabino Cassese. Questi avrebbe proposto di dichiarare illegittimo il comma 4 (sull’impegno continuativo peraltro autocertificato dalla Presidenza del Consiglio), e allo stesso tempo di rigettare le questioni sollevate sul comma 1 (elenco nel dettaglio di tutte le attività che per premier e ministri rappresentano un impedimento a presentarsi in udienza), purché questo fosse interpretato in maniera ben precisa: nel senso che al giudice resta impregiudicata la possibilità di valutazione prevista già oggi dall’art. 420-ter del codice di procedura penale nei confronti di qualsiasi imputato impossibilitato a comparire per ”caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento”.

Terminata la relazione di Cassese, si è aperto un primo giro di tavolo, al termine del quale sembrava che la maggioranza (otto contro sette) stesse convergendo per una bocciatura totale, e non solo parziale, dello ‘scudo’. La soluzione di compromesso sarebbe stata trovata dopo la pausa del pranzo. Verso le 14.30 il presidente Ugo De Siervo e il relatore Cassese si sono incontrati. Alle 15.30 è ripresa la camera di consiglio durante la quale si è tentata una mediazione tra i giudici che avrebbero voluto l’illegittimità secca dello ‘scudo’ perché ritenuto una prerogativa da sanare con legge costituzionale (violazione dell’art.138), e una minoranza di quattro giudici in quota Pdl che chiedevano il rigetto per inammissibilità dei ricorsi dei giudici di Milano.

La soluzione è stata individuata intervenendo in modo additivo su un altro comma, il 3, dichiarato incostituzionale nella parte in cui ”non prevede che il giudice valuti in concreto” l’impedimento addotto da premier e ministri. Posto questo ‘architrave’, sono stati votati gli altri punti dello ‘scudo’, comma per comma. Una delle ultime votazioni è finita undici contro quattro.

I giudici in quota Pdl – Paolo Maria Napolitano e Luigi Mazzella in primis – avrebbero protestato facendo notare che in questo modo la legge veniva ‘svuotata’ nel suo complesso e che paradossalmente sarebbe stato meglio bocciarla totalmente. Importante – viene fatto notare in ambienti della Consulta – sarà leggere le motivazioni della sentenza che il relatore Cassese deve ancora scrivere e che saranno lette e sottoposte a nuova votazione in una delle prossime camere di consiglio, forse già quella del 24 gennaio.