Licenziamento dipendenti pubblici? Patroni Griffi: “Deciderà il Parlamento”

ROMA – “La delega non conterrà una disposizione specifica sui licenziamenti disciplinari dei dipendenti pubblici, ma si rimetterà al Parlamento”. Lo ha affermato il ministro per la Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, a margine di un evento School of Governement – Luiss e Scuola Superiore della P.A.

“La delega sulla riforma del lavoro pubblico è sostanzialmente pronta – ha aggiunto il ministro Patroni Griffi – ci sono un po’ di contrasti e c’è un’aggravante perché sono sepolto in Parlamento per l’iter dell’anticorruzione, non so se mercoledì potrò essere in Consiglio dei Ministri”. “Con il ministro Fornero non ci sono però contrasti”, ha garantito il ministro. “Non viene meno la valutazione del merito, ma si tratta di far funzionare il sistema che fino ad oggi non ha funzionato”, ha spiegato Patroni Griffi.

In particolare sciogliere il nodo dei licenziamenti “non sarà semplicissimo” per il Parlamento, perché bisogna definire la “responsabilità dei dirigenti per il pagamento degli eventuali indennizzi”.

Parlando poi del ddl anti-corruzione, il ministro ha detto: “L’emendamento presentato dal governo al ddl anticorruzione non riguarda gli ex parlamentari. “Il divieto – ha aggiunto – riguarda gli incarichi assunti nello stesso ente in cui si è svolta l’attività politica. Quindi, a meno che uno non voglia fare il segretario generale di una Camera non lo riguarda”.

“La norma riguarda essenzialmente la vicinanza tra l’ente locale in cui si è svolta l’attività politica e l’ente locale che conferisce l’incarico dirigenziale”, ha spiegato il ministro Patroni Griffi chiarendo la norma che impone uno stop di tre anni ai politici prima di poter assumere ruoli dirigenziali nella pubblica amministrazione. ”E’ un aspetto importante, ma credo che sia il complesso della normativa che viene introdotta che vada valutato complessivamente e vada valutato positivamente”, ha concluso.

Il ministro della Funzione Pubblica si definisce “abbastanza ottimista” sull’esito dell’iter parlamentare. “Su una normativa di questo genere, di cui si avverte l’esigenza a livello di opinione pubblica e di funzionamento del sistema, credo che sicuramente si troverà una soluzione”, ha detto. Quanto all’emendamento presentato dall’Udc sull’incandidabilità dei candidati, il ministro ha detto: “Credo che sia materia propria del Parlamento, perché riguarda i requisiti per essere eletti”.

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