Livia Turco, stipendio pubblico: prima quello del Parlamento, poi quello del Pd

Pubblicato il 7 Marzo 2013 - 12:58| Aggiornato il 8 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Livia Turco, stipendio pubblico: prima dal Parlamento, ora dal partito. Il caso infiamma il centrosinistra, l’ex ministro della Salute si è trovata al centro di una polemica innescata il 6 marzo da Roberto Reggi, fidatissimo di Renzi, che ha accusato: “La Turco fuori dal Parlamento pagata dal partito è scandaloso e vergognoso nei confronti di chi non ha lo stipendio”, ha detto l’ex coordinatore della campagna per le primarie di Matteo renzi a La Zanzara su Radio 24. “Dovrebbe essere normale – ha proseguito – che quando uno smette di fare il politico se ne va a lavorare”.

Livia Turco, 6 legislature tra Camera e Senato, una vita prestata alla politica e un giro da ministro della Salute, non si è più candidata ma le mancano due anni per arrivare alla pensione. Per questo tornerà a lavorare come funzionaria del partito, dove i precari non mancano, e con uno stipendio la cui entità non è precisata. In teoria è un suo diritto, il partito al pari di un’impresa privata, può decidere chi assumere e quanto pagarlo in piena autonomia. Ma si da il caso che quei soldi siano comunque pubblici, figli di quel finanziamento inviso ai grillini e non solo: la sensibilità per il particolare momento storico suggerirebbe alla Turco di rinunciare quantomeno allo stipendio.

Titolo azzeccato quello del quotidiano Libero che scrive: “L’unica esodata salvata dal Pd“. Perché in effetti l’ex onorevole si è trovata di colpo senza uno stipendio a due anni dall’assegno della pensione. Scrive Libero, sarcastico:

Impensabile, che la senatrice uscente potesse pensare di campare questi due anni con i 241 mila euro di “assegno di reinserimento” che lo Stato le sta per versare.

E di esodati parla anche l’attacco anti-casta interno alla Direzione del Pd, lanciato dal segretario provinciale di Trieste Francesco Russo. Il neoeletto senatore ha consigliato alla Turco di pensare prima agli esodati e poi di cercarsi un posto nel partito.

La preoccupazione, spiega Russo in un’intervista al quotidiano la Repubblica, va letta in chiave anti-grillina: “La politica deve dimostrare di saper fare sacrifici e ai politici è richiesta coerenza e sobrietà”. Poi racconta: “Ci siamo parlati. E’ stato un discorso franco e netto. Penso che alla fine il suo incarico sia congelato. Io comunque ho riferito quello che la gente dice nelle assemblee, quanto ho ascoltato: prima aspetti che Bersani trovi una soluzione per tutti gli esodati, e poi…”.