Il temuto blocco del turnover che per i sindacati avrebbe portato al collasso il sistema, potrebbe non riguardare medici, veterinari e dirigenti del Sistema sanitario nazionale.
L’apertura è arrivata dal ministro della Salute, al termine di un confronto con le sigle sindacali del settore, cui Ferruccio Fazio ha assicurato l’impegno del ministero a trovare il modo per “mitigare” gli effetti della manovra. A paritre appunto dalla “verifica” di una possibile esclusione per i dipendenti di Asl e ospedali dal blocco del turnover.
Già il 18 giugno, a quanto riferito dalle sigle sindacali al termine della riunione, se ne potrebbe parlare in Consiglio dei ministri. “Stiamo già procedendo ad un approfondimento con il ministero dell’Economia – ha chiarito il Fazio – perché gli stipendi dei dirigenti della sanità vengono dai trasferimenti alle Regioni del Fondo sanitario nazionale e non dallo Stato”. Per questo “il comparto non sembra essere interessato”.
Allo studio ci sarebbe anche, come ha detto lo stesso ministro, “un emendamento per gli incarichi e per i precari”. In ogni caso, il ministro ha ribadito che “non ci saranno tagli per le prestazioni del Sistema sanitario nazionale ai cittadini”. Le aperture sono state accolte con favore dai sindacati, che hanno presentato al ministro il pacchetto di 12 emendamenti “a saldo invariato” messe a punto nei giorni scorsi.
“Abbiamo apprezzato l’atto di disponibilità e l’impegno del ministro – ha detto Costantino Troise, segretario dell’Anaao-Assomed. Ma prima di rinunciare alle azioni di protesta bisogna aspettare “di vedere i fatti”. La richiesta, “condivisa da tutto il tavolo”, ha spiegato al termine dell’incontro Massimo Cozza, della Cgil Medici, “è che tutto venga scritto a chiare lettere” nel testo della manovra: “Se effettivamente i dipendenti del Ssn fossero esclusi dal blocco del turnover deve essere scritto esplicitamente”. Anche perché il blocco del turnover, secondo i sindacati, porterebbe a una carenza di circa 20.000 medici e dirigenti sanitari, senza contare le difficoltà soprattutto per i reparti d’emergenza che arriverebbero dal licenziamento del 50 per cento dei precari.
L’allarme era stato ribadito in mattinata anche della Società Italiana di Medicina d’Emergenza e Urgenza (Simeu), riunita in assemblea straordinaria, che ha sottolineato come “già da anni” le strutture d’emergenzia siano “sottodimensionate” nonostante abbiano la “caratteristica di non poter ridurre né l’offerta di assistenza né l’adozione competente delle tecnologie in continua evoluzione”.