La manovra Salva-Italia è legge. Monti: “Fase due già iniziata”

Pubblicato il 22 Dicembre 2011 - 12:53 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti (Foto LaPresse)

ROMA – La manovra di Mario Monti è legge. Al Senato il decreto “salva-Italia” ottiene 257 sì e 41 no quelli di Lega e Italia dei valori: i sì sono 24 di meno rispetto alla fiducia di novembre, e sono anche meno convinti ma la sostanza non cambia. La fase uno del governo è archiviata e per un Monti che si dice soddisfatto del risultato c’è di più, c’è una “fase due che è già cominciata”.

”Era già dentro la fase uno – spiega il premier in vena di precisazioni – adesso verrà sviluppata a grande velocità”. Parole che probabilmente suonano un po’ sinistre alle orecchie dei sindacati.

I senatori assenti al voto. I senatori che non hanno partecipato al voto di fiducia sulla manovra sono in tutto 23. Dai tabulati risulta che oltre ai senatori a vita Giulio Andreotti, Carlo Azeglio Ciampi, Rita Levi Montalcini, Sergio Pininfarina, Oscar Luigi Scalfaro, se si esclude Irene Aderenti, della lega, gli altri 17 sono tutti della nuova maggioranza.

I senatori del Pdl assenti sono 8: Giuseppe Ciarrapico, Barbara Contini, Claudio Fazzone, Silvestro Ladu (e’ subentrato appena ieri a Piergiorgio Massidda), l’avvocato di Berlusconi Piero Longo, Mario Mantovani, l’ex guardasigilli Francesco Nitto Palma, Antonio Paravia.

I senatori del Pd assenti sono 4: Vladimiro Crisafulli, Adriano Musi, Nino Randazzo, Sergio Zavoli. I senatori di Coesione nazionale assenti sono: Alberto Filippi, Giuseppe Menardi, Adriana Poli Bortone.

Assenti anche Vincenzo Oliva (Mpa) e Egidio Digilio (Terzo Polo).

Il discorso di giovedì mattina.  Mario Monti parla al Senato dove la sua manovra è in dirittura d’arrivo. Dice al Parlamento che si è fatto tutto di fretta, tutto il possibile nel minor tempo possibile (due settimane) e che con queste nuove misure ora l’Italia può presentarsi in Europa a testa alta. Ma c’è ancora tanto da fare e si deve ora partire, dice, con una “fase organica” per realizzare le riforme. Una “fase due” tutta incentrata su “lavoro, ammortizzatori e spesa pubblica”. Il tutto per “prepare un’Italia migliore per i nostri figli e credere nelle loro capacità di renderla ancora migliore”.

Monti rimanda poi al mittente l’accusa di aver “colpito sempre i soliti”, promette riduzioni dell’Irap per le imprese e nuove misure per il lavoro. Poi invita gli italiani a un atto di patriottismo: “Comprate Bot e Btp”. Infine accetta l’invito di Silvio Berlusconi per consultazioni “anche in anticipo” sui provvedimenti del governo. In Aula al Senato, Monti si dichiara disponibile a “consultare i partiti anche in anticipo”

Bot e Btp. ”Per superare la crisi dei depiti sovrani e’ essenziale che tutti guardino con fiducia ai nostri titoli – dice Monti – E’ essenziale che gli italiani sottoscrivano Bot e Btp le cui rendite sono oggi elevatissime. Occorre che abbiamo fiducia in noi stessi”.

Per Monti “non c’è crescita senza disciplina finanziaria”. La manovra è “un decreto di estrema urgenza che mette in grado l’Italia di affrontare a testa alta la crisi europea”. Poi il premier affonda: “Le misure contenute nella manovra contro l’evasione fiscale rendono rituale, ripetitivo e del tutto privo di fondamento lo slogan pagano i soliti noti”.

Lavoro. “Per un tema che sarà chiave come quello del mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali – ha detto – sarà necessario e possibile procedere con uno stile di rapporti con le parti sociali, diverso da quello avuto in questa prima fase. Rispetto a pensioni e fiscalità, infatti, questo è un tema che richiede per sua natura il dialogo con le parti sociali. Avremo una agenda strutturata di incontri”. Sempre in tema di lavoro Monti dice: ”Il governo ha deciso come proprio obiettivo strategico quello della crescita e, pur nell’emergenza, ha deciso di destinare le risorse all’imprese e al lavoro stabile istituendo un bonus per l’assunzione dei giovani. L’aumento delle imposte necessario e’ stato immaginato per gravare meno sulla produzione e piu’ sul patrimonio e la ricchezza”.

Il governo, continua Monti, è pronto a intervenire con “azioni coraggiose” anche sul fronte delle liberalizzazioni. Monti ha spiegato che nella manovra “sono stati posti i semi per lo sviluppo” e che il governo “è aperto a tutti i suggerimenti”.

Europa. “È necessario che l’Italia recuperi credibilità”, ha detto ancora il premier. ”Opereremo fortemente per far cambiare la Ue”, ha aggiunto, sottolineando che ”il debito pubblico italiano è bilanciato dal patrimonio pubblico e dal risparmio privato italiano. Ciò però non è sufficiente” a fronteggiare la crisi.

Poi un messaggio di speranza: “Le recenti azioni della Bce favoriscono l’erogazione credito all’economia in tutta Europa: sono elementi che danno speranza ma ci muoviamo in un contesto che resta di estrema criticità”.

La fase due del governo. Occorre passare, dice Monti, “a una fase organica Riforme di cui abbiamo messo semi come ad per esempio in tema liberalizzazioni. Voglio affermare che tutti i suggerimenti anche provenienti anche da studi autorevoli, sono suggerimenti su cui il governo lavorerà con attenzione. Quindi, “liberalizzazioni, ma anche agevolazioni fiscali a famiglie e imprese”.

La fase due del governo, annuncia, prevede anche un lavoro intenso sulla sulla spesa pubblica, a partire dalla amministrazione centrale dello Stato.

“Il governo dopo l’approvazione della manovra – continua Monti – è pronto alla fase due dove i temi saranno lavoro e ammortizzatori”. Monti si è augurato che in futuro ci sia “un maggior dialogo con le parti sociali”, poi ha precisato che “la fase due è già dentro la fase uno; la gestione dell’emergenza si poteva fare anche in modo molto più semplice”.

Applausi. Un applauso da parte dei senatori dei Gruppi che appoggiano il governo si è levato in Aula a palazzo Madama al termine dell’intervento del premier, Mario Monti, sulla manovra. Monti aveva appena concluso il suo discorso rivolgendo un ringraziamento particolare ai gruppi che appoggiano l’esecutivo. Tra gli applausi, prevalenti, i senatori leghisti hanno manifestato la loro contrarietà all’esecutivo.