Mps, nomine “politiche”. Testimoni parlano di Fassino, Rutelli, Letta…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Agosto 2013 - 12:54 OLTRE 6 MESI FA
Mps, nomine "politiche". Testimoni parlano di Fassino, Rutelli, Letta...

Francesco Rutelli e Piero Fassino (foto Lapresse)

SIENA – Pressioni politiche per le nomine ai vertici di Mps e per la scalata ad Antonveneta. Così avrebbero detto alcuni testimoni durante gli interrogatori nell’ambito dell’inchiesta su Montepaschi. Dei verbali parla Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera. Secondo quanto scrive Sarzanini, le pressioni sarebbero state bipartisan, sia da destra sia da sinistra.

Piero Fassino

Il primo testimone esaminato dalla Sarzanini è Marco Parlangeli, provveditore della Fondazione Mps dal 2003 al 2011. Parlangeli che, scrive la Sarzanini, avrebbe fatto il nome di Piero Fassino, ex segretario Ds e attuale sindaco di Torino:

“Le uniche pressioni politiche di cui sono a conoscenza sono quelle esercitate da Piero Fassino sul presidente Giuseppe Mussari per supportare Unipol nella scalata della Bnl. A tale pressione mi sono opposto perché ritenevo che quell’operazione non era favorevole a Mps”.

Francesco Rutelli

Il secondo nome “big” che viene fuori da queste carte sarebbe quello di Francesco Rutelli (ex candidato premier del centrosinistra ed ex sindaco di Roma). Sarzanini scrive che lo avrebbe citato Gabriello Mancini, presidente della Fondazione dal maggio 2006:

“La mia nomina, così come quella di Mussari, fu decisa dai maggiorenti della politica locale e regionale e condivisa dai vertici della politica nazionale. Il mio principale sponsor era l’onorevole Alberto Monaci. Non partecipai alle riunioni sulla mia nomina e quella di Mussari però Monaci mi riferiva che era stato trovato un accordo con i Ds. Ci fu una riunione a Roma nell’attuale sede del Pd con l’onorevole Francesco Rutelli alla quale partecipai con Monaci, l’onorevole Antonello Giacomelli, segretario regionale della Margherita e Graziano Battisti, segretario provinciale del partito. A Rutelli venne prospettato l’accordo raggiunto e lui diede il suo assenso”

Gianni Letta

Sempre Mancini, scrive Sarzanini, avrebbe tirato in ballo Gianni Letta e (indirettamente) Silvio Berlusconi:

“Devo dire che Pisaneschi era già componente del Cda ed era persona vicina all’onorevole Gianni Letta, come mi rappresentò in più occasioni lo stesso Pisaneschi. Ricordo che per il rinnovo del Cda telefonai a Letta e chiesi appuntamento a Palazzo Chigi poiché a livello locale e regionale vi erano fibrillazioni. Durante l’incontro Letta mi disse che andava certamente bene la conferma di Pisaneschi ma che avrebbe dovuto parlarne con il presidente Berlusconi per la definitiva conferma. Letta mi prospettò anche la conferma del dottor Querci quale espressione dei soci privati della banca e anche su questo mi disse che avrebbe dovuto parlarne con il presidente. Dopo alcuni giorni Letta mi telefonò, mi disse che aveva parlato con Berlusconi che aveva dato l’assenso alle due nomine”.