Pd. Letta, Renzi, Epifani-Barca tre eserciti: Rondolino (ex D’Alema) vede nero

Pubblicato il 3 Agosto 2013 - 15:34 OLTRE 6 MESI FA
Pd. Letta, Renzi, Epifani-Barca tre eserciti: Rondolino (ex D’Alema) vede nero

Fabrizio Rondolino: vede nero nel futuro del Pd

Fabrizio Rondolino, ex comunista di Massimo D’Alema, vede un futuro cupo per i suoi ex compagni e affida le sue torve riflessioni al Giornale di Berlusconi:

“Altro che fine di Berlusconi E se al capolinea fosse il Pd?”

si chiede fin dal titolo:

“Della morte politica di Berlusconi si parla da quando è sceso in campo, ma la sua condanna è destinata ad accelerare l’esplosione di un partito lacerato da una guerra permanente”.

L’analisi di Fabrizio Rondolino parte da lontano, come nella tradizione della sua formazione politica e cerca anche di andare lontano. Parte dalla prima “discesa in campo di Berlusconi”, nel 1994:

“Vinse le elezioni ma in pochi mesi, fra avvisi di garanzia e ribaltoni leghisti, finì all’opposizione”.

Tutti, a sinistra, anche allora scommettevano sulla imminente fine di Berlusconi:

“È andata così fino a ieri pomeriggio, e la statistica suggerisce che continuerà così per un altro bel pezzo”.

Qui parte il siluro:

“Bisognerebbe invece chiedersi se non siamo alla fine del Pd. Il partito che D’Alema un giorno definì con sarcasmo un «amalgama mal riuscito» è oggi qualcosa di molto diverso, e molto peggiore: un campo di battaglia permanente, dove almeno tre grandi eserciti e una miriade di capitani di ventura intrecciano alleanze, muovono guerra, ordiscono tradimenti, firmano tregue precarie e subito ricominciano a combattere. La posta in palio è, naturalmente, la leadership: ma lo scontro è talmente profondo e radicale – perché in gioco c’è la sopravvivenza di un’intera generazione e di una cultura politica che ha segnato il Novecento italiano – da far temere che il risultato finale non possa che essere un’esplosione.

“La condanna di Berlusconi in Cassazione è destinata ad accelerare questo processo e non per caso ha già innescato una violenta polemica interna.

Ugo Sposetti, un veterano che conosce bene il suo partito, nei giorni scorsi ha profetizzato l’apocalisse: «Il partito non reggerà l’urto e salterà in aria come un birillo. Siamo politicamente annientati, nessuno ha ragionato di questa vicenda sul piano politico: per noi sarà una botta tremenda e il partito imploderà».

“I tre eserciti che si muovono nel Pd si sfideranno proprio su questo terreno. Il primo, guidato da Enrico Letta, ha Giorgio Napolitano come presidente onorario e, com’è ovvio, farà di tutto per difendere il Governo. Ma potrebbe provare a fare qualcosa di più: costruire intorno al governo una specie di super-Scelta civica che raccolga, insieme ai montiani, i cosiddetti «moderati» del Pd e del Pdl.

“Contro questo disegno si muove il secondo esercito, quello di Matteo Renzi, che tuttavia ha anch’esso ambizioni che travalicano il recinto stretto del Pd, sempre più considerato dal sindaco di Firenze una bad company di cui liberarsi al più presto. Renzi, che ha già cercato l’affondo con il caso Alfano, proverà ancora a lavorare per le elezioni anticipate, e lo farà – per un curioso paradosso della cronaca – sfruttando proprio il cavallo di battaglia dei suoi avversari interni, l’antiberlusconismo.

“Il terzo esercito, un po’ raccogliticcio e guidato pro tempore da Guglielmo Epifani, è incerto sul da farsi. Rappresenta la tradizione e la continuità di una cultura politica e di un gruppo dirigente, è diviso al proprio interno ma compatto nel seguire l’istinto di sopravvivenza, vede in Renzi il nuovo Craxi (se non il nuovo Berlusconi) e dunque difende il governo, ma teme il disegno di Letta e non ha rinunciato al progetto di una «cosa rossa», magari guidata da Fabrizio Barca, che annetta Nichi Vendola e faccia concorrenza a Beppe Grillo.

“È interessante notare come tutti e tre gli eserciti, in un modo o nell’altro, abbiano un orizzonte che oltrepassa il Pd attuale. Fra gli accampamenti dei generali si muovono poi vecchi e nuovi capitani di ventura: suggeriscono alleanze, tessono intrighi, promuovono mediazioni. Non hanno ancora deciso da che parte stare, ma lavorano tutti con l’obiettivo di salvarsi la pelle e conservare una parte anche nel prossimo spettacolo: dal navigatissimo Massimo D’Alema al neogiovane Pippo Civati, dallo scaltro Walter Veltroni all’inaffondabile Rosi Rosy Bindi, nel Pd è tutto un fiorire di iniziative, proteste, riunioni, interviste.

“E mentre la truce profezia di Sposetti si fa ogni giorno più concreta, il Pd non riesce neppure a fissare una data e a scrivere un regolamento per il congresso”.