ROMA – Piercamillo Davigo candidato premier M5S nel 2018? Sarà il giudice Piercamillo Davigo la carta segreta del Movimento 5 Stelle in vista delle elezioni politiche del 2018? Sarà lui a guidare un eventuale governo grillino?
Per ora il nome di Davigo, nome simbolo di Mani Pulite e fino a ieri presidente di una Associazione nazionale magistrati che non ha lesinato giudizi impietosi sull’intera classe politica, è un’ipotesi di lavoro circolata tra i vertici pentastellati e rilanciata da Jacopo Jacoboni su La Stampa.
Una tentazione forte e non nuova (Rodotà e Nino Di Matteo gli abboccamenti più noti), che si spiega anche con la necessità di mettere d’accordo le varie anime del Movimento non tutte unite e compatte dietro il candidato in pectore preferito dalla Casaleggio & Associati e cioè Luigi Di Maio.
Il jolly, però, ha una sua ragion d’essere in caso di vittoria al proporzionale dei 5 Stelle: convocati in via prioritaria da Mattarella per formare un nuovo governo, M5S potrebbe indicare proprio Davigo come presidente del Consiglio, una chiamata che a quel punto “per un servitore dello Stato, potrebbe essere più difficile da rifiutare”, suggerisce Jacoboni.
L’operazione sarebbe tutta da definire e non priva di ostacoli come macigni: per ragioni storiche, essendo nota la vicenda dell’Italia dei Valori, il partito personale di Antonio Di Pietro cui pure Gianroberto Casaleggio guardava con favore, perché lo stesso Davigo – interpellato preferisce non commentare – ha più di un motivo per non farsi tirare la giacca, come si dice.
Del resto è lui stesso che giudica negativamente la confusione dei ruoli di magistrato e politico, sottintendendo che le due carriere debbano restare separate. “Si tratta di scelte personali: per quello che è di mia conoscenza sono sei i magistrati in parlamento su oltre 9mila e questo non può permettere di accusare la magistratura tutta. È un reato a concorso necessario, se si candidano c’è qualcuno che li candida. Smettano di candidarli. Bisogna regolamentare il loro rientro e il ddl non risolve i problemi”, ha detto solo due giorni fa Davigo, liquidando riforma della giustizia e contestazioni da parte di una classe di “politici inaffidabili”.