Processo breve, partita a scacchi tra Pdl e Fli: Berlusconi concederà il “contentino” a Fini in cambio della fedeltà?

Il Pdl è determinato ad andare avanti sul processo breve, ma con qualche disponibilità di apertura alle richieste dei finiani. In particolare gli esponenti di Futuro e Libertà chiedono chiedono da tempo che dal testo, approvato in prima lettura in Senato, sia abolita la cosiddetta “norma transitoria”, ovvero quella che implica l’estinzione dei processi in corso che rientrano nei casi previsti dal processo breve. A questo punto, però, Berlusconi potrebbe anche fare una “concessione simbolica” agli uomini di Fina, una sorta di contropartita in cambio della fedeltà in Aula al momento del voto.

Sarebbe stato questo il tema principale del vertice tenutosi a Palazzo Grazioli tra il premier e i suoi “Stati maggiori”: all’incontro erano presenti da subito il ministro della Giustizia Angelino Alfano, e il deputato (e avvocato di Berlusconi) Niccolò Ghedini. Poi si sono aggiunti il sottosegretario Gianni Letta e più tardi il ministro degli Esteri Franco Frattini e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.

Nel corso del vertice si sarebbe parlato un po’ di tutto, non solo dei rapporti con i finiani ma soprattutto della realizzazione dei punti programmatici. La presenza di Tremonti ha fatto ipotizzare che si sia discusso anche delle risorse che Alfano ha detto di voler destinare al sistema giudiziario proprio per rendere possibile una riduzione dei tempi processuali. Anche se, avrebbe assicura un presente all’Ansa, si sarebbe discusso anche di Sud e di tasse.

Durante tutta la giornata, d’altronde, gli esponenti della maggioranza, i “secessionisti” di Fli e altri protagonisti dell’universo politico hanno affrontato l’argomento “processo breve”. I “berluscones” hanno ribadito la necessità, a loro modo di vedere, di assicurare ai processi una durata “ragionevole”. Secondo la deputata Anna Maria Bernini, ad esempio, la riforma sarebbe una delle “priorità per la gente”, visto che “processi infiniti danneggiano la vita di persone e imprese”. Il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto ha invece risposto alle critiche che sono piovute dall’opposizione ma anche dagli ex compagni di partito: ”Ai critici insistenti del processo breve, o meglio, spacciato per breve, voglio dire: a questo punto andiamo a vedere davvero i numeri”. Gli ha fatto eco Osvaldo Napoli, che ha preso di mira direttamente il finiano Italo Bocchino: “Fa orecchie da mercante. Il nodo, come ben sanno i finiani, è solo ed esclusivamente politico: ritengono essi che sia nell’interesse del Paese avere un presidente del Consiglio nella pienezza dei suoi poteri e temporaneamente al riparo da procedimenti giudiziari? Se sono convinti di questo, voteranno il provvedimento sulla ragionevole durata dei processi nel testo che essi hanno approvato al Senato, quando ancora non si erano costituiti in gruppi autonomi”.

Sulla sponda finiana, Fabio Granata, uno degli “irriducibili” del presidente della Camera, ha ribadito a chiare lettere la linea del nuovo gruppo parlamentare: “Non consentiremo norme retroattive sui processi”. Enzo Raisi invece ha sottolineato che il processo breve è una priorità in quello civile, non certo in quello penale: ”Come fai a chiedere agli italiani il processo breve penale quando per il civile devi aspettare anche 15 anni?”.

Ma per avere un’idea della posizione “ufficiale” di Futuro e Libertà bisognerà attendere il discorso di Fini che concluderà il “controvertice” tenuto con i suoi “aficionados” a Mirabello.

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