Processo breve, mancano tre parole: “D’ora in poi”

di Lucio Fero
Pubblicato il 20 Gennaio 2010 - 21:22| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Proteste dell'opposizione in Senato durante votazioni sul "processo breve"

Si può “brevemente” scherzare sulle riscoperte virtù del “fare breve”. Ad esempio si può fare “l’autostrada breve”, quella che se non la costruisci o la percorri nel tempo breve assegnato, allora finisce con un ponte o una galleria innalzato o scavata a metà, oppure, scaduto il tempo, sei espulso con la tua auto su una strada provinciale. Si può pagare lo “stipendio breve”, che, se non arrivi a prenderlo entro 24 ore non vale più: ripassare ed essere più veloci. Si può fare “l’amplesso breve”: un tot di minuti e poi ci si riveste.

Oppure, invece di scherzare, ma da ridere sono anche gli elogi della brevità sentiti in Parlamento, si può prendere sul serio la legge appena varata dal Senato e dal governo. Legge che dice: se il processo dura più di tre anni in primo grado di giudizio, due nel secondo e 18 mesi nel terzo, allora il processo svanisce, non c’è più. Vale per i reati con pene fino a dieci anni, quindi i reati seri, per quelli gravi si allungano i tempi ma non cambia il principio. Principio che in linea teorica non è una bestemmia. A condizione…

Condizioni ce ne sarebbero tante: bisogna cambiare la testa e la parcella agli avvocati che la tirano in lungo, bisogna scuotere dalle abitudini i magistrati, bisogna combattere la burocrazia, bisogna dare ai Tribunali fondi e strumenti per funzionare… Ma la vera condizione perché il processo breve sia sospettabile di essere una buona e giusta idea consiste in tre parole: “D’ora in poi”. Tre parole che nella legge oggi non ci sono.

Se non dici “d’ora in poi”, l’autostrada breve obbliga a correre e a non arrivare a destinazione chi si è messo in cammino con le regole di prima. Senza il “d’ora in poi” lo stipendio breve finisce che non lo prende nessuno, perché tutti erano partiti alla vecchia velocità. Senza il “d’ora in poi” l’amplesso breve, partito con le vecchie modalità, non lo conclude nessuno. E senza il “d’ora in poi” i processi iniziati secondo le regole di prima si annullano, cancellano, muoiono e cadono prima del traguardo. E’ come dire ad un atleta partito per correre i 400 metri che dopo quindici secondi è fuori gara per esaurito tempo massimo.

Logico, ovvio, bastava il “d’ora in poi”. Ma se queste tre brevi parole ci fossero state nella legge votata, allora i processi, pardon i “plotoni di esecuzione” puntati contro Berlusconi non svanivano e non sparavano a salve.