ROMA – Lorenza Lei, direttore generale della Rai, è nel mirino di Silvio Berlusconi. Lo scrive Goffredo De Marchis su Repubblica, secondo il quale il presidente del Consiglio vuole “mandare a gambe all’aria l’azienda, cambiare tutto”. E Lei “deve saltare”.
All’origine di tutto c’è la clausola di non concorrenza che il direttore generale non ha imposto a Michele Santoro. A Berlusconi non interessa neppure il consiglio di Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, che gli avrebbe fatto capire che “la guerra alle star della tv pubblica può danneggiare soprattutto la pubblicità su Mediaset”, scrive De Marchis.
Sarebbe stato lo stesso Berlusconi, scrive De Marchis, ad ordinare ai cinque membri del centrodestra di disertare il consiglio di amministrazione e far saltare l’approvazione dei palinsesti autunnali. Ma Luca Calamaro, il giudice della Corte dei Conti che siede nel cda, ha fatto verbalizzare il caos a Viale Mazzini: “Siamo riuniti da tre giorni e non riusciamo ad approvare i palinsesti. Non mi interessano le questioni politiche, ma dev’essere chiaro che si sta determinando un gravissimo danno economico all’azienda”. E una minaccia: se anche la riunione di lunedì dovesse saltare la Corte aprirà un’inchiesta.
La questione è semplice: senza palinsesti la Rai non può vendere gli spot, perdendo così milioni di euro. Oggi, 10 giugno, Lorenza Lei incontrerà due grandi investitori, ma non avrà programmi né conduttori da presentare.
L’altro problema riguarda gli stipendi: “La Rai rischia di non pagare gli stipendi ai suoi 13 mila dipendenti”, ha sottolineato il consigliere Nino Rizzo Nervo.
Antonio Verro, membro del Pdl in consiglio, è stato ricevuto da ieri, 9 giugno, da Berlusconi a Palazzo Grazioli, per mettere a punto insieme la strategia in vista di lunedì. La leghista Giovanna Bianchi Clerici ha fatto sapere che alla prossima riunione non mancherà. In ogni caso, se si votasse comunque lunedì uscirebbe una Rai guidata dal centrosinistra. Ma a Berlusconi andrebbe bene come base per una campagna contro la tv di stato faziosa.
L’obiettivo preferito, però, scrive De Marchis, sarebbe quello di far saltare il tavolo, cambiare i vertici. Umberto Bossi ha fatto sapere di essere d’accordo. Anche perché in questo modo verrebbe allontanato il consigliere scelto dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti, Angelo Maria Petroni, al centro di una partita tra il premier e l’economista che ha mire ben più alte.