Senato di Matteo Renzi. Suicidio politico di Berlusconi approvarlo: Cesare Maffi

Pubblicato il 4 Aprile 2014 - 08:08 OLTRE 6 MESI FA
Senato di Matteo Renzi. Suicidio politico di Berlusconi approvarlo: Cesare Maffi

Renzi e Berlusconi. L’allievo sta superando il maestro

Berlusconi e Forza Italia commetterebbero “un suicidio politico” se approvassero il nuovo articolo 57 della Costituzione come proposto da Matteo Renzi, secondo l’analisi e i calcoli di Cesare Maffi su Italia Oggi.

Cesare Maffi parte dalla nomina di 21 senatori attribuita al Presidente della Repubblica. La condizione è che abbiano “illustrato la Patria per altissimi meriti”, ma la storia insegna che la fede politica influenza il riconoscimento dei meriti e i precedenti non sono eccitanti per Berlusconi.

Quello previsto dalla riforma Renzi è un’estensione del potere di scegliere cinque senatori a vita, con la limitazione della durata in carica a un settennio, non più a vita come ora. Osserva Cesare Maffi:

“Se si guarda ai senatori a vita designati da Giorgio Napolitano, non si può dire che il centro-destra ne abbia ricavati vantaggi. Altrettanto va detto per le nomine attuate da Carlo Azeglio Ciampi. Se poi si considerano consimili designazioni (i giudici costituzionali), si può dire gli ultimi tre capi dello Stato o hanno guardato a sinistra o (nel solo caso di Napolitano) non hanno gran che favorito la destra”.

“Passando ai senatori in ragione della carica ricoperta, ci sarebbero ventidue presidenti di regioni e province autonome. Guardiamo ai risultati elettorali dal ’95. Il centro-destra non avrebbe alcuna possibilità di contare sulle poltrone riservate a: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige (sono addirittura tre!), Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Basilicata. Quanto ai sindaci dei capoluoghi regionali e di provincia autonoma, da Torino a Bolzano, da Firenze ad Aosta, da Venezia a Genova a Trento, da Ancona a Perugia, la sinistra sarebbe ben garantita.

“Grandi regioni con vasti elettorati di centro destra, quali Lombardia e Veneto, sarebbero trattate a eguale livello di piccole plaghe dominate dalla sinistra o da autonomisti: i voti lucani, trentini, altoatesini, aostani, conterebbero ben più di quelli lombardi e veneti”.

“Si dirà che i poteri del Senato sarebbero in ogni modo lontani da quelli odierni. Senza dubbio. Ma consegnare su un piatto d’oro la seconda Camera alla sinistra non sarebbe proprio una grande trovata per Fi”.