Terremoto L’Aquila, l’accusa è omicidio colposo. E’ scontro tra Procura e Protezione civile

Pubblicato il 3 Giugno 2010 - 19:32 OLTRE 6 MESI FA

Aspro scontro, a un anno dal terremoto dell’Aquila, tra la procura del capoluogo abruzzese e la Protezione civile. Questa mattina la procura della repubblica dell’Aquila ha concluso le indagini sul terremoto del 6 aprile 2009 e ha formulato la sua accusa: omicidio colposo. Nel mirino ci sono i membri della Commissione Grandi Rischi, uomini della Protezione civile, sismologi, tecnici, che il 31 marzo scorso, 6 giorni prima del terremoto che sconvolse L’Aquila, parteciparono alla riunione che si tenne nel capoluogo abruzzese. Il motivo dell’accusa è da ricercarsi nel fatto che, anche dopo mesi di scosse sismiche, da quella riunione non uscì un ordine di evacuare la zona.

In serata arriva la replica della Protezione civile che dice: incomprensibile l’attività della Procura. E poi: dovevamo evacuare L’Aquila? Allora andrebbero evacuate tante altre città.

L’accusa della procura dell’Aquila: omicidio colposo. “I responsabili – afferma il procuratore Alfredo Rossini – sono persone molto qualificate che avrebbero dovuto dare risposte diverse ai cittadini. Non si tratta di un mancato allarme, l’allarme era già venuto dalle scosse di terremoto. Si tratta del mancato avviso che bisognava andarsene dalle case”.

Rapporti scientifici, indagini dettagliate, interrogatori e perizie fornirebbero un quadro probatorio sufficiente a constatare la “grave negligenza” delle autorità preposte. Si doveva procedere, se non proprio all’evacuazione, perlomeno alla dichiarazione di “stato d’allerta”.

In particolare viene presa in esame una riunione straordinaria tenuta dalla commissione grandi rischi della Protezione Civile il 31 marzo 2009 che si concluse senza prendere decisioni rispetto a quella che i magistrati definiscono “‘emergenza terremoto in atto già prima della tragedia”. Alla riunione parteciparono il vice capo della Protezione Civile Bernardo De Berardinis, il presidente vicario della “Commissione Grandi Rischi” della Protezione Civile Franco Barberi, il presidente dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia Enzo Boschi, il direttore dell’ufficio rischio sismico della Protezione Civile Mauro Dolce, il direttore del Centro Nazionale Terremoti Giulio Selvaggi e altri tre funzionari della Protezione Civile dell’ufficio gestioni emergenza e servizio comunicazione.

In una situazione analoga del 1985, anzi a posteriori molto meno drammatica, dopo una serie continuata di scosse in Garfagnana, fu decisa l’evacuazione della popolazione interessata dal rischio-terremoto. I magistrati, oltre alla consulenza di Abruzzo Ingenering ignorata dalla Protezione Civile, hanno acquisito agli atti il libro “L’Aquila 2009. La mia verità sul terremoto”. L’autore è Giampaolo Giuliani, il ricercatore che dal 2000 studia i terremoti partendo dall’assunto scientifico che in prossimità di forti sisma si registrano enormi incrementi di radon. Giuliani otto giorni prima del terremoto venne indagato per procurato allarme e diffidato altrimenti sarebbe stato arrestato.

La replica della Protezione Civile. “Davvero non si comprende quale sia l’obiettivo della magistratura aquilana” nell’ambito dell’inchiesta che ha portato alla notifica della chiusura indagini per i membri della Commissione grandi rischi che il 31 marzo dell’anno scorso si riunirono a L’Aquila. E’ quanto afferma il Dipartimento della Protezione Civile sottolineando che “non può infatti che auspicarsi che l’operato della magistratura inquirente non sia diretto, come invece afferma il procuratore capo, ‘ad un risultato conforme a cio’ che la gente si aspetta”. E questo perché così facendo “si arriverebbe all’assurdo che la giustizia non persegue l’applicazione delle norme ma gli umori e i desideri di una parte della popolazione, seppur colpita da lutti e sofferenze enormi”.

Il Dipartimento afferma che, al contrario, “é interesse di tutti ed ancor di più della Protezione Civile nazionale, non deludere le aspettative di verità di quanti hanno subito le conseguenze del terremoto, fornendo ogni contributo possibile, soprattutto di carattere scientifico, sia a livello nazionale che internazionale”. E proprio per questo, subito dopo la scossa, il Dipartimento convocò “immediatamente una Commissione internazionale di sismologi che ha analizzato la situazione che aveva preceduto la scossa delle 3.32”.

I risultati del lavoro “dei più illustri scienziati mondiali, condivisi con la stampa – prosegue la Protezione Civile – ribadirono ancora una volta l’impossibilità di poter prevedere quando, dove e se il terremoto poteva colpire con una scossa rilevante, anche in presenza di uno sciame sismico come quello che interessò L’Aquila prima del 6 aprile”. La situazione dell’Aquila in quei giorni dunque, sostiene ancora il Dipartimento, “veniva monitorata con la dovuta attenzione” e, anzi, fu messo in campo “il massimo delle attività possibili consentite dalla scienza e dalle tecnologie condivise a livello mondiale”. Tanto che “l’opinione pubblica, non solo italiana” giudicò “tempestiva ed efficace l’azione di soccorso” dopo il terremoto.

“Se si dovessero prendere in considerazione alcune dichiarazioni rilasciate oggi dai magistrati aquilani, dovrebbero essere evacuate Bologna, Isernia ed innumerevoli comuni delle provincie dell’Aquila e di Rieti. Azione che, a quanto risulta, non è mai messa in atto preventivamente in alcuna parte del mondo, compresi Giappone e California”.

“In queste ore – ricorda il Dipartimento – alcune zone del territorio nazionale sono interessate da sequenze sismiche che perdurano da giorni, più precisamente la zona di Bologna, quella dei monti reatini e quella della provincia di Isernia. Alla luce di quanto ipotizzato dalla magistratura aquilana, ci si chiede allora se debba essere l’analisi scientifica a guidare l’azione dello Stato o le voci di probabili sciagure che, da sempre, vengono annunciate come imminenti”.

“Sorprende poi – prosegue la Protezione civile – che gli organi di stampa, abitudine divenuta ormai regola, vengano avvisati prima delle persone interessate dalle indagini. A questo proposito – aggiunge – è utile ricordare che il prof. Mauro Dolce, che sarebbe uno degli indagati, è attualmente negli Stati Uniti, presso la Banca Mondiale a Washington, a rappresentare l’Italia in una riunione dei massimi esperti sul rischio sismico, gran parte dei quali autori dello studio che fu voluto dalla Protezione civile per fare chiarezza su allarmi e presunte sottovalutazioni di quanto accadeva all’Aquila prima del 6 aprile dello scorso anno”.

Bertolaso: penalizzato chi ci mette la faccia. “Chi si assume delle responsabilità, chi mette la faccia dentro i problemi di questo paese” viene “immediatamente penalizzato”. Questa la replica del capo della Protezione Civile Guido Bertolaso che non ci sta e ribadisce il concetto già espresso ieri durante la parata militare del 2 giugno: “vogliono destabilizzare e distruggere la Protezione Civile”.

“Facciano pure. Ma – avverte – chi domani si assumerà la responsabilità di decisioni vitali per la popolazione? Di fronte alla chiusura dell’inchiesta della procura dell’Aquila sulla mancata evacuazione della città prima del sisma, “che abbiamo saputo, fra l’altro, a mezzo stampa – dice Bertolaso -, siamo sbigottiti e allarmati. E preoccupati per il futuro”.

“Abbiamo risolto il problema dei rifiuti in Campania e ci hanno inviato un avviso di garanzia – elenca il capo del Dipartimento -; abbiamo trasformato una discarica e uno sfasciacarrozze alla Maddalena, dove tra l’altro in questi giorni si sta svolgendo una delle regate più importanti al mondo, e ci hanno mandato un avviso di garanzia. E abbiamo gestito il terremoto in Abruzzo, come a livello internazionale ci si riconosce, come mai era stato fatto in Italia e all’estero, e ci mandano l’avviso di garanzia”.

Tutto ciò “cosa significa? – si chiede – Che si vuole destabilizzare? Si vuole distruggere la protezione civile?”. Se é così, “facciano pure”. Ma attenzione, avverte Bertolaso, perché così facendo il rischio è altissimo.

“Domani – è il suo pensiero – chi si assumerà la responsabilità di decisioni, di scelte vitali, importanti per la popolazione nell’ambito di quelle che però sono i criteri e i parametri dettati dalla scienza, quella ufficiale? Vogliamo farci ridere dietro da tutti gli scienziati del mondo? Chi domani si assumerà la responsabilità di dire cosa e cosa non si può fare e cosa invece serve per tutelare le persone?”.

Gli esperti Usa: impossibile prevedere il terremoto dell’Aquila. La notizia delle accuse della procura dell’Aquila per la mancata evacuazione della città prima del terremoto del 6 aprile 2009 è rimbalzata oggi anche a Washington dove ad un convegno organizzato dalla Banca Mondiale sulla Comprensione dei Rischi legati alle calamità naturali sono presenti alcuni dei maggiori esperti del pianeta.

“Al livello attuale delle conoscenze scientifiche non è possibile prevedere i terremoti a breve termine – afferma il prof. Ross Stein, geofisico del famoso US Geological Survey, basato in California – Al nostro istituto abbiamo investito una valanga di denaro verso questo traguardo, pensando soprattutto ai problemi della California”.

“Abbiamo controllato centinaia di tecniche messe a punto nel mondo scientifico ma purtroppo non siamo ancora riusciti a trovare la strada giusta”, afferma lo studioso. “E’ ancora impossibile fare una previsione scientifica accurata anche sulla base di sequenze iniziali – conferma l’esperto greco Kyriazis Pitlakis – E’ infatti impossibile avere stime esatte in anticipo sul luogo, sul tempo e sulla forza del terremoto, i tre parametri chiave per una valutazione esatta del grado di rischio”.

“Il pericolo è quello di produrre una serie infinita di falsi allarmi – afferma il prof. svizzero Domenico Giardini, un altro partecipante al convegno – Nel caso specifico di l’Aquila non esistevano assolutamente gli elementi di fatto per ordinare una evacuazione della città. Solo in Cina, negli anni ’70, una evacuazione in massa ha avuto successo nel prevenire una catastrofe. Ma si tratta di un caso veramente isolato e mai piu’ ripetuto”.

Lo studioso americano Tom Jordan, direttore del Centro Terremoti della Università della California Meridionale, ha presieduto la commissione internazionale formata dalla Protezione Civile dopo il terremoto in Abruzzo. “Non esiste un metodo scientifico credibile per fare previsioni realistiche sui terremoti”, afferma. Quanto alle previsioni che sul sisma abruzzese fece Gianpaolo Giuliani sulla base della misurazione della presenza di radon, Jordan le declassa a “falsi allarmi”, basati su un metodo non affidabile.

“Le sue predizioni – ha detto oggi lo studioso americano – poggiavano su tecniche che non avevano alcuna credibilità scientifica e che inoltre avevano già provocato due falsi allarmi”. In generale, fa notare Jordan, “quando c’é un’attività sismica simile a quella verificatasi a L’Aquila prima del 6 aprile 2009, le probabilità di un terremoto più potente cresce nel breve termine. Nel caso dell’Aquila, prendendo come arco temporale una settimana, questa probabilità di breve termine oscillava tra l’1% e il 3%. Probabilità troppo basse per avviare un’evacuazione di massa della popolazione, perché i costi legati ai falsi allarmi sono troppo alti”.