Voliblu, vitalizi, stipendi, palazzi: l’abbuffata continua della Casta dei “Vandali”

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 15 Febbraio 2011 - 16:05 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Voli di stato, più 23,3% nel 2009 rispetto al 2005. Sei milioni di euro spesi per i convegni, i congressi e le visite ufficiali del premier a fronte di 900 mila previsti, più quasi altri 4 milioni non previsti per «spese relative a eventi istituzionali anche di rilevanza internazionale». Accade questo e altro nel nostro paese. L’Italia è infatti un paese strano, probabilmente incomprensibile agli occhi di un osservatore straniero, specie se anglosassone. Un paese che da un lato non ha i soldi non per valorizzare un sito unico al mondo come Pompei, nemmeno per evitare che crolli letteralmente a pezzi, che non ha i soldi per finanziare la ricerca e che non è in grado di aiutare le famiglie in difficoltà, ma che dall’altro regala alla Chiesa l’esenzione dei suoi palazzi dall’Ici e che spende ogni anno di più per mantenere, anzi foraggiare, la Casta che lo governa e rappresenta nelle istituzioni.

I due inviati del Corriere della Sera, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella tinteggiano uno spaccato di questo paese pazzo nel loro nuovo libro “Vandali”. Un paese che ha perso il primato che aveva nel settore del turismo per scivolare al 28 esimo posto, e questo nonostante l’Italia sia la nazione con più siti Unesco patrimonio dell’umanità al mondo.

Concentrata sui propri problemi interni e soprattutto sui propri interessi la politica, anzi gli uomini che di politica vivono, felicemente definiti “Casta”, è la responsabile di tutto questo. E’ responsabile del crollo del turismo, è responsabile che del fatto che l’Olanda investe più di noi in Cina (appena riconosciuta come seconda economia planetaria) per attirare turisti, è responsabile dell’incuria dei nostri mille e mille siti di interesse storico, culturale e turistico, è responsabile dello stato di abbandono generale in cui versa l’Italia. Ma questa casta pigra, inattiva, totalmente assente su alcuni fronti è invece più che presente e attivissima quando si tratta di autopremiarsi. Povera e tirchia quando i ricercatori chiedono finanziamenti è ricca e munifica quando passa all’incasso, anzi, all’autoincasso.

I “voliblu”, cioè i voli di stato che portano in giro per l’Italia e per il mondo ministri, sottosegretari e chi ricopre alte cariche istituzionali (e a volte anche qualcun altro), dall’insediamento del Cavaliere l’8 maggio 2008 al 31 dicembre dello stesso anno hanno accumulato un totale di 3.294 ore di volo: 411 al mese. Nel 2009, 5.931 ore: 494 al mese. Nei primi dieci mesi del 2010, 5.076 ore: 507 al mese. Un aumento del 23,3% rispetto al 2005, annus horribilis in quanto a monte ore di volo. Alla faccia di tutti i bla bla sui costi della politica e le promesse di tagli. Consci della propria mala gestione reperire questi dati in Italia è praticamente impossibile, se a Londra vi basterebbe andare sul sito web di Downing Street dove sono presenti uno per uno tutti i viaggi all’estero fatti dai membri del governo che abbiano comportato per l’erario una spesa superiore alle 500 sterline, compresa anche l’indicazione di chi era a bordo, in Italia questo non è possibile. Zero su Internet, zero sui documenti ufficiali, zero sui bilanci a disposizione dei cittadini. Le informazioni relative ai costi sostenuti per questo “servizio” «sono coperte da vincolo di riservatezza, che involge l’intera attività della compagnia area», eppure si tratta di soldi pubblici.

Ma lo spreco dei soldi pubblici, anche nelle sue forme legali eticamente condannabili, è da sempre assolutamente trasversale. Esemplificativa è la storia di Luigi Cancrini. Eletto deputato coi Comunisti italiani sosteneva che gli spettasse, oltre allo stipendio della Camera, anche il vitalizio della Regione Lazio maturato dopo esser stato consigliere regionale per tre legislature. Era così sicuro di averne diritto da fare ricorso al tribunale civile di Roma. Scoppiò un putiferio. E anche il governatore Piero Marrazzo prese le distanze: «I costi della politica sono già così alti che se riuscissimo a ridurne qualcuno faremmo cosa buona e giusta». Parole piene di buon senso , ma solo se riferite a qualcun altro evidentemente. In seguito allo scandalo che lo costrinse a dimettersi è arrivato infatti anche il suo turno e allora non c’è stato più «costo della politica» che tenesse. Anzi, gli è sembrata cosa buona e giusta, archiviata l’avventura politica dopo appena quattro anni e mezzo da governatore e incamerata la liquidazione (31.103 euro per un solo mandato quinquennale) passare all’incasso anche per il vitalizio. Vitalizio che viene corrisposto a Marrazzo dal 12 maggio 2010, cioè da quando l’ex presidente, nato il 29 luglio 1958, aveva 51 anni. Quattordici in meno di quelli richiesti per andare in pensione agli italiani. E trattandosi di vitalizio e non di pensione, Marrazzo potrà liberamente cumulare i soldi con lo stipendio di giornalista della Rai (discreto se è vero che giurava di rimetterci, a fare il presidente regionale) dove nel frattempo è rientrato.

La bolla dei vitalizi è diventata un problema abnorme: l’ente presieduto oggi da Renata Polverini ha speso nel 2010, per 179 vitalizi e 38 trattamenti di reversibilità, qualcosa come 16 milioni di euro. Ancora più sconcertante è lo squilibrio tra i contributi che entrano dai consiglieri regionali in carica e quelli che escono per garantire una serena vecchiaia ai pensionati. Entrate: meno di 1,7 milioni. Uscite: 16. Quasi dieci volte di più. Ma, come insegna la saggezza popolare, “il pesce puzza dalla testa”, e infatti alla Camera va perfino peggio: per ogni euro che entra ne escono 12. E al Senato peggio ancora che alla Camera: uno entra, 13 escono. Una vera catastrofe finanziaria: per i vitalizi degli ex onorevoli nel solo 2010 abbiamo speso 219 milioni. Molto più di quanto incassano in due anni tutti i nostri musei e siti archeologici messi insieme.

Privilegi da difendere ad ogni costo e al di là di ogni divisione politica, su questo punto infatti gli schieramenti politici trovano, chissà come mai, sempre un punto di convergenza. Lo conferma ciò che successe quando, nel dicembre del 2010, i deputati dell’Api Bruno Tabacci e Marco Calgaro proposero di reinserire nella riforma dell’Università un emendamento per dirottare 20 milioni l’anno dei rimborsi elettorali ai ricercatori, emendamento fatto passare miracolosamente al Senato da Francesco Rutelli in un momento di distrazione collettiva, ma prontamente abolito alla Camera. La proposta venne stracciata con il concorso di 45 deputati dell’opposizione.

La spesa pazza non si limita a benefit e vitalizi vari, governare è un duro lavoro, e chi si sobbarca quest’onere deve essere adeguatamente remunerato. Il capitolo di spesa per i compensi del segretario generale e i suoi facenti funzioni dovrebbe crescere nel 2011 da 430.000 a 520.000 euro. Come pure la voce che riguarda lo stipendio di Berlusconi, dei ministri senza portafoglio e dei sottosegretari alla presidenza: da 1,6 a 2,1 milioni. Cinquecentomila euro in più. Un aumento venti volte superiore all’inflazione.

E se lo stipendio deve essere adeguato al costo della vita anche le spese relative alle funzioni di governo devono andare di pari passo. Nel preventivo 2009 le spese di rappresentanza erano fissate in 200.000 euro. Sono quadruplicate: 800.000. Quelle per i convegni, i congressi, le visite ufficiali del premier erano stabilite in 900.000 euro: hanno superato i 6 milioni, più quasi 4 non previsti per «spese relative a eventi istituzionali anche di rilevanza internazionale». Totale: una decina. Oltre il decuplo. Come di dieci volte sono aumentate le spese legali e le parcelle degli avvocati: un milione nelle previsioni, 10.651.000 euro nel consuntivo. Com’è possibile sbagliarsi di dieci volte? E perché se qualcuno ci fa un preventivo per ristrutturare casa e poi ci chiede dieci volte tanto gridiamo allo scandalo, subodoriamo la truffa e quando questo invece accade allo stato nessuno dice nulla?

Dulcis in fundo il capitolo per le spese dei palazzi. La Presidenza del Consiglio ne aveva in dote 15, nel 2007, e sembravano già un’esagerazione. Ma nel 2009 il patrimonio immobiliare si è arricchito di un nuovo stabile in via dei Laterani 36, un altro preso in affitto in via della Vite e un terzo ancora in via dell’Umiltà. Operazioni che hanno fatto lievitare nel 2011 da 10 a 13,7 milioni l’esborso per affitti. Un salasso aggravato da altri 8 milioni abbondanti spesi per «la ristrutturazione del padiglione centrale» di un palazzo in via della Mercede comprato in precedenza insieme con un altro stabile ancora sullo stesso marciapiede, ma separati da una stradina. Ostacolo insormontabile, soprattutto in una città come Roma dove piove di continuo, mica siamo nella soleggiata Londra, e per questo si farà un «collegamento ipogeo». Che vuol dire? Che si scaverà, nel centro di Roma, tra reperti romani e medievali, un tunnel sotterraneo. Costo previsto: 250.000 euro al metro. Per un totale di 2 milioni e mezzo. Uno in più dei fondi per gli «interventi per il restauro e la sicurezza della Domus Aurea e dell’area archeologica centrale di Roma». E intanto Pompei crolla muro dopo muro.