Iran, manifestanti barricati nell’ambasciata britannica: 6 ostaggi?

TEHERAN – Alcuni manifestanti sono penetrati oggi dentro l’ambasciata britannica a Teheran. Nei giorni scorsi la tensione tra Londra e Teheran e’ salita con la decisione del Parlamento iraniano di espellere l’ambasciatore britannico per effetto delle sanzioni della Gran Bretagna contro l’Iran. Le decine di persone che sono penetrate nel compound dell’ambasciata britannica a Teheran hanno lanciato molotov e un piccolo edificio e’ in fiamme. I dipendenti dell’ambasciata presa d’assalto dai manifestanti sono scappati da un’uscita secondaria. Non e’ chiaro se l’ambasciatore fosse presente in ambasciata al momento dell’assalto. Sono almeno sei gli ostaggi, secondo l’agenzia Mehr che poi ha smentito la notizia. Gli studenti hanno annunciato che rimarranno fino a quando l’ambasciatore britannico non avrà lasciato il Paese.

Centinaia di studenti sono entrati nel parco Qolhak a nord di Teheran, di proprieta’ britannica, e hanno sottratto documenti ”segreti” e collegati ad attivita’ di ”spionaggio”, secondo l’agenzia ufficiale iraniana Irna. I manifestanti sono entrati nell’ambasciata, riferisce in particolare la Fars, superando la resistenza della polizia, e hanno sostituito la bandiera britannica all’ingresso con quella iraniana. Sul sito della agenzia vi e’ una foto della targa all’ingresso della ambasciata sporcata di rosso con l’intero palmo di due mani.

Sono decine i manifestanti penetrati oggi nel compound dell’ambasciata Gb a Teheran durante una manifestazione anti-britannica di protesta per le sanzioni decise da Londra contro il programma nucleare iraniano: la folla, si vede in alcune immagini trasmesse dalla tv di Stato, ha lanciato delle pietre che hanno infranto alcuni vetri dell’ambasciata e ha bruciato bandiere del Regno Unito e di Israele. Poi ha sostituito il vessillo britannico con la bandiera iraniana.

L’Ambasciata inglese a Teheran e’ un altro ”covo di spie”. E’ uno degli slogan scanditi dai manifestanti di fronte alla rappresentanza diplomatica di Londra, con lo stesso appellativo usato dagli studenti che dopo la rivoluzione del 1979 avevano occupato l’ambasciata Usa. Studenti erano anche i protagonisti della manifestazione di oggi. Alcuni sono entrati nell’area dell’ambasciata scavalcando il muro di recinzione.

I manifestanti che hanno assaltato l’ambasciata britannica a Teheran stanno incendiando i documenti che hanno sottratto agli uffici della sede diplomatica. Lo riferisce l’agenzia di stampa iraniana Mehr. L’assalto e’ ancora in corso. A penetrare per primi nel complesso dell’ambasciata sono stati alcuni studenti che hanno scavalcato il muro di cinta, aprendo poi la porta ad altri. Lo riferisce la Fars, mentre la tv di Stato ha trasmesso le immagini del cancello aperto di fronte alla folla.     Altri sono riusciti ad entrare una seconda volta nel compound, e all’interno si sono scontrati con la polizia.

Non si hanno ancora notizie precise su chi si trovi al momento all’interno dell’ambasciata britannica. L’ambasciatore era stato convocato stamani presso il ministero degli esteri iraniano, dove pero’ non gli sarebbe stato ancora notificato il provvedimento che gli chiede di lasciare il paese per effetto del recente voto in Parlamento.

Nel parco si trovano un gruppo di cittadini stranieri (probabilmente britannici), che vengono ”protetti” da circa 200 studenti del corpo di volontari Basij.     Nello stesso parco di Qolhak e’ in corso da qualche settimana un braccio di ferro tra la rappresentanza diplomatica e il Comune di Teheran, che ha prima contestato un abbattimento illegale di alberi, e poi ha cominciato a rivendicare la proprieta’ della stessa area verde.

Non se ne andranno fin quando l’ambasciatore britannico in Iran non lascerà il paese. Gli studenti iraniani penetrati nell’ambasciata britannica hanno anche posto un lucchetto e una catena all’ingresso, con un gesto simbolico per indicare la volonta’ che la sede diplomatica sia chiusa. Lo riferisce l’Irna, mentre la tv di stato riporta che i manifestanti non intendono andarsene prima dell’espulsione dell’ambasciatore e la fine alla politiche ”ostili’ della Gran Bretagna.

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